La CNA esprime soddisfazione per l’approvazione in via definitiva, da parte del Senato, del disegno di legge delega per l’attuazione delle nuove direttive comunitarie in materia di appalti e concessioni.
“Il testo approvato si muove in coerenza con le indicazioni strategiche delle direttive e conferma le priorità in esse contenute: semplificazione, riduzione degli oneri, uso strategico degli appalti e, soprattutto, facilitazione dell’accesso per le piccole e medie imprese”, sottolinea l’associazione.
Proprio su quest’ultimo tema, la CNA si è mobilitata, soprattutto negli ultimi mesi, affinché non ci si limitasse ad una operazione di facciata, bensì si arrivasse ad un effettivo cambio di passo. E adesso indica con chiarezza la direzione da seguire: “Suddivisione in lotti, regolamentazione dei subappalti e pagamento diretto dei subappaltatori, uniti ai frequenti richiami alla necessità di garantire processi semplificati e trasparenti, rappresentano le traiettorie alle quali dovrà attenersi la futura regolamentazione del mercato degli appalti pubblici”.
“La regolamentazione che ci aspettiamo -afferma la CNA- dovrà muoversi in assoluta coerenza con questi richiami alla semplificazione e alla trasparenza. Dobbiamo assolutamente evitare di ritrovarci, alla fine, nell’ennesimo, intricato, labirinto di disposizioni bizantine, manna per pochi specialisti, o presunti tali, ma di sicuro vero e proprio veleno per le piccole imprese”.
Con la stessa chiarezza, la CNA sottolinea la necessità di modificare alcune misure presenti nel testo approvato, per evitare possibili discriminazioni. Il riferimento è al fatto che, nel caso di appalti pubblici di servizi ad alta intensità di manodopera, si prevede, per ciascun comparto merceologico o di attività, un unico contratto collettivo nazionale di lavoro, trascurando qualsiasi criterio di rappresentatività dei soggetti che sottoscrivono i contratti. Un esempio: in base alla legge delega appena varata, c’è il rischio concreto che le imprese artigiane di pulizia, per partecipare ad un appalto pubblico di servizi, siano costrette a rinunciare al proprio contratto di categoria, che da sempre ne tutela e valorizza la specificità, per sostituirlo con un contratto pensato per altre realtà.