Le piccole e medie imprese specialistiche di numerosi settori, tra cui quelle degli impianti, del restauro e delle costruzioni, possono continuare a far valere le proprie qualificazioni a partecipare agli appalti pubblici. Lo stabilisce una norma del decreto legge per l’emergenza abitativa, presentato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e varato dal Governo il 12 marzo. Per alcune associazioni di categoria, tra cui Cna Unioni Artistico, Costruzioni, Impianti si tratta di un importante passo in avanti nella battaglia in difesa della professionalità e degli investimenti effettuati dagli imprenditori e della qualità che le imprese specialistiche possono garantire nella realizzazione di lavori pubblici, a tutela della sicurezza del cittadino. Le tre Organizzazioni apprezzano la sensibilità dimostrata dal Ministro delle Infrastrutture e dai suoi Uffici, che, con le nuove disposizioni, stabilisce l’elenco dei lavori specialistici che le imprese generali non possono eseguire in proprio e che devono essere affidati in subappalto e in Ati (Associazioni temporanee di imprese) alle imprese specialistiche qualificate. L’elenco delle categorie, contenute nel decreto legge, soddisfa infatti le richieste del Tavolo di Coordinamento delle Imprese Specialistiche, nonostante la riduzione da 24 a 15 delle lavorazioni cosiddette ‘superspecialistiche’.
La partita della riqualificazione di edilizia popolare e scolastica, quantificata dal Governo in oltre 4 miliardi di euro (dei quali 3,7 miliardi per le scuole e 400 milioni per la ristrutturazione con adeguamento antisismico, energetico ed impiantistico di 12.000 alloggi delle case popolari ex Iacp) inizia dunque con le opere delle imprese specialistiche ora messe in grado di svolgere il proprio ruolo.
Cna ritiene tuttavia necessario individuare – nell’ambito del Tavolo tecnico di coordinamento delle Associazioni delle imprese specialistiche, istituito al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – un riassetto della regolazione del mercato dei lavori pubblici in Italia, che dovrà, necessariamente, essere oggetto di riflessione nella fase di recepimento nazionale delle Direttive Europee sugli Appalti.