«”… e li tra gli armenti, da magica mano, nascesti gioiosa nel modo più strano la pecora mite e il bravo maiale, donarono insieme formaggio e guanciale.”» Così scriveva Carlo Baccari dell’amatriciana, tradizionale ricetta che ha preso il nome dalla cittadina reatina, Amatrice.
Da oggi, però, la storia dell’amatriciana potrebbe cambiare. La Commissione europea ha infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale la domanda di registrazione della futura Specialità tradizionale italiana. Se sarà riconosciuta tale, la salsa ‘Amatriciana tradizionale’ potrà essere ufficialmente garantita contro imitazioni e falsi. Questo potrà accadere però, solo se entro i prossimi tre mesi non ci saranno obiezioni alla registrazione.
Superato questo possibile ostacolo, la nipote della gricia – amatissima e ancor più antica ricetta laziale che differisce per l’assenza del pomodoro e altri ingredienti – potrà essere iscritta nel Registro europeo delle Denominazioni d’origine e Indicazioni geografiche (Dop-Igp) e Specialità tradizionali garantite (Stg), aggiungendosi all’elenco delle eccellenze agroalimentari italiane che ci rendono orgogliosi nel mondo.
“Che sia il primo di una lunga serie, dopo la pizza napoletana e la mozzarella”: questo l’auspicio di CNA Agroalimentare che ricorda il ruolo fondamentale di artigiani e piccoli produttori di qualità per garantire tradizione, identità e peculiarità dei territori italiani. “La Specialità tradizionale italiana è un marchio di origine introdotto dall’Unione europea che tutela le produzioni tradizionali e specifiche, conformi a un preciso disciplinare di produzione. Con l’amatriciana saremmo a quota tre, con pizza e mozzarella. La registrazione sarebbe così un riconoscimento al valore di un piatto simbolo della nostra tradizione gastronomica, e a un territorio che ancora porta i segni delle ferite del terremoto: qui tanti hanno avuto il coraggio di reagire portando avanti iniziative di rivitalizzazione dei borghi, a partire dalle produzioni di qualità e dalle specialità agroalimentari”. CNA Agroalimentare ricorda altre importanti battaglie condotte e vinte dalla confederazione, come quella più recente per il riconoscimento Unesco dell’arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano: “anche questa volta seguiremo con attenzione l’iter”.
Il riconoscimento sarebbe fonte di orgoglio sì per gli italiani tutti ma in primis per la popolazione che le ha dato vita: quella di Amatrice. Questo piatto simbolo, infatti, entrato ormai a pieno titolo tra i piatti tradizionali della capitale e della regione e inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali laziali, verrà ufficializzato dall’Unione Europea nella sua veste più tradizionale: “secondo il metodo di produzione e la ricetta secolare del comprensorio di Amatrice“. E’ proprio il carattere tradizionale, infatti, l’aspetto vincente del sugo all’Amatriciana, legato agli ingredienti impiegati e al metodo specifico di preparazione utilizzato abitualmente nel comprensorio dei Monti della Laga.
E allora, variazioni e integrazioni a parte, atteniamoci alla tradizione: guanciale di Amatrice, Olio extravergine di oliva (delle DOP/IGP di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo), vino bianco (delle IGT/IGP di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo), pomodori pelati in pezzi, peperoncino o pepe, pecorino amatriciano o romano DOP, sale e…buon appetito!