Dell’abrogazione dell’articolo 10 del Decreto crescita si discuterà alla Pisana, grazie all’ordine del giorno appena depositato dal consigliere regionale Enrico Panunzi (Pd). L’obiettivo è preciso: impegnare il presidente e la giunta “a compiere tutti gli atti necessari e propedeutici ad impugnare nelle sedi istituzionali e giurisdizionali competenti l’articolo 10, commi 1 e 2 della legge del 18 giugno 2019 numero 58, affinché siano abrogati, apparendo tali norme inique e di parte, rappresentando – recita il testo – una distorsione del mercato e operando una concorrenza sleale nei confronti delle piccole e medie imprese, venendo meno il principio del libero mercato”.
La Regione Lazio, insomma, dovrà attivarsi per la cancellazione tout court di una norma che, lo ricordiamo, per i lavori di efficientamento energetico e di prevenzione antisismica prevede il riconoscimento, al cliente, di uno sconto in fattura pari all’ammontare dell’incentivo fiscale che l’impresa recupererà in cinque anni.
“Esprimiamo grande apprezzamento per questa iniziativa. È una manifestazione di sensibilità e forte attenzione verso la battaglia che stiamo combattendo con gli artigiani e i piccoli e medi imprenditori per l’abrogazione di un provvedimento che presenta non poche incongruenze e sta già penalizzando l’intero settore della riqualificazione energetica. I reali beneficiari dell’articolo 10 sono multiutilities ed ex monopolisti, i soli ad avere rilevanti crediti di imposta da compensare”, dichiara Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
“Ringraziamo Enrico Panunzi. E’ importante – prosegue Melaragni – che una istituzione come la Regione sia al fianco delle imprese e ne sostenga le ragioni, mettendo in atto concrete azioni mirate ad ottenere la soppressione di una norma che non solo non porta alcuna crescita ma ha effetti nefasti sulla nostra economia”.
Come ricorda il consigliere Panunzi nell’ordine del giorno, “l’opzione che, in base all’articolo 10, può essere esercitata dal contribuente, non appare verosimile. Si introduce, infatti, la possibilità di scegliere tra l’usufruire delle detrazioni rimborsabili in 10 anni e lo sconto in fattura di pari importo, immediato e in unica soluzione. L’impresa potrà recuperare le somme anticipate sotto forma di credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione in cinque quote annuali di pari importo. La scelta del contribuente ha dunque l’effetto di scaricare interamente sull’impresa l’intero onere finanziario derivante dal costo dell’intervento”.
“Le imprese di piccole e medie dimensioni e i lavoratori autonomi spesso non hanno una capienza fiscale sufficiente per compensare i crediti d’imposta derivanti dallo sconto in fattura. E nel caso in cui una PMI o una azienda artigiana non vantasse alcun credito di imposta, sarebbe di fatto fuori mercato, perché non avrebbe le condizioni ‘tecniche’ per praticare lo sconto al cliente, il quale si rivolgerebbe senz’altro ad un’altra azienda”, scrive Panunzi.
“Appaiono quindi favoriti – evidenzia il consigliere regionale – i grandi operatori energetici e la grande distribuzione, gli unici ad avere capienza fiscale adeguata e risorse finanziarie consistenti. I grandi operatori nel settore dell’energia godono peraltro di una posizione dominante sul mercato, grazie anche al contatto diretto con gli utenti e alla possibilità di utilizzare la bolletta quale strumento di facilitazione per l’eventuale rateizzazione del pagamento degli interventi”.
CNA ha avviato azioni di contrasto con il ricorso all’Antitrust e alla Commissione Europea e ha promosso una petizione online – “Bisogna contare fino a 10” – sulla piattaforma change.org.