cassonetti“E’ una sentenza davvero importante. Confidiamo ora nel superamento delle criticità che hanno caratterizzato, negli ultimi anni, l’applicazione della tassa sui rifiuti”. Così Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, dopo che la Cassazione ha sancito il diritto di un’impresa di Pistoia, affiancata dalla CNA a livello sia territoriale che nazionale, di non vedersi applicata la tassa rifiuti sulle aree produttive e ha così confermato un principio fondamentale: non possono essere assoggettati alla tassa sui rifiuti (Tia, ai tempi del ricorso) i locali destinati alla produzione in cui si determinano, quindi, rifiuti speciali e non rifiuti urbani.

Negli anni, la tariffa rifiuti si è trasformata un numero spropositato di volte: Tarsu, Tia, Tares e oggi Tari. Questo tributo, che dovrebbe costituire il corrispettivo richiesto dai Comuni a fronte del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, nel tempo è diventato, in parecchi casi, fonte di risorse per sanare i bilanci comunali.

“Il tema della non applicazione della tassa rifiuti urbani sui rifiuti speciali, per i quali le imprese già sostengono i costi dei servizi di raccolta e smaltimento effettuati da aziende specializzate, è più che mai attuale -evidenzia la CNA- . Un anno fa, il Ministero dell’Economia ha chiarito ufficialmente questo principio. Non è servito però a risolvere completamente il problema: diversi Comuni, infatti, continuano ad emanare Regolamenti non in linea con questo principio o lo rispettano solo parzialmente. In alcuni casi, anche laddove i Regolamenti sembrano coerenti, emergono situazioni contraddittorie nella concreta applicazione del tributo. Una situazione paradossale”.

Per Melaragni, “adesso, grazie alla sentenza della Cassazione, non solo si forniscono risposte chiare a un’impresa che ha dovuto gestire tre ricorsi e attendere ben dieci anni, ma si conferma la correttezza di un principio che la CNA sostiene da sempre. Si dà perciò forza alla nostra azione, mirata ad alleggerire le imprese da pesanti costi non dovuti, a favore di una tassazione più coerente con gli obiettivi di tutela ambientale”.