Se nel 2016 l’Imu sugli immobili strumentali fosse totalmente deducibile, a Viterbo il peso complessivo del fisco (total tax rate) sulle piccole imprese scenderebbe, in un sol colpo, dall’attuale 62,8 al 58,4 per cento. Si registrerebbe così un calo della tassazione del 4,40 per cento. A Civitavecchia invece passerebbe dal 63,4 al 60,3 per cento, con un calo del 3,10: ossigeno per un tessuto produttivo ancora in affanno. Il dato emerge da uno studio a cura del Dipartimento Politiche Fiscali e del Centro Studi della CNA.
L’associazione di rappresentanza degli artigiani e delle piccole e medie imprese ha rinnovato proprio oggi la richiesta al governo per la piena deducibilità di una misura non a torto considerata odiosa, perché colpisce beni che non danno reddito, ma sono indispensabili a produrlo, e rappresenta un ostacolo agli investimenti. “Oggi -spiegano Luigia Melaragni e Alessio Gismondi, rispettivamente segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia, e presidente della CNA territoriale di Civitavecchia e vicepresidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia- i laboratori, i negozi e i capannoni sono spesso tassati come se fossero immobili di lusso. Ed è ritenuto deducibile solo il 20 per cento di quanto viene versato. Se si optasse per la deducibilità totale, sarebbero necessari, secondo stime ministeriali, 630 milioni di euro. Soldi spesi sicuramente bene”.
“Non si può non condividere l’appello del nostro presidente nazionale, Daniele Vaccarino, a concentrare su questo obiettivo le risorse attualmente disponibili nella legge di stabilità in discussione in Parlamento, anziché puntare su una miriade di micro-interventi che non avrebbero alcuna efficacia ai fini della crescita dell’economia e della creazione di occupazione -sottolineano Melaragni e Gismondi-. Il governo dia alle imprese un segnale forte, nella direzione di una reale riduzione della tassazione”.
La correzione di rotta sollecitata dalla CNA determinerebbe, a livello nazionale, una riduzione del total tax rate dal 62,2 al 58,2 per cento (-4 punti). Nella classifica dei capoluoghi di provincia, Viterbo si attesterebbe al 45° posto (-2 posizioni, beneficiando di un calo sensibile). Nonostante l’auspicato calo del 3,10 per cento, Civitavecchia continuerebbe invece a registrare una maggiore voracità del fisco rispetto alla media nazionale, attestandosi ancora tra i comuni meno virtuosi ed anzi salendo dal 36° al 25° posto (su 113) nella classifica dei più alti total tax rate. Gli effetti sarebbero molto evidenti nelle città più vessate dal fisco: a Reggio Calabria, per esempio, la pressione scenderebbe dal 74,9 al 65,4 per cento (-9,5), a Roma dal 71,7 al 65,4 (-6,30). Mentre a Cuneo, che si trova nel gradino più basso, il total tax rate passerebbe dal 54,5 al 53,3 (-1,20).