Assunzioni in aumento per le piccole e medie imprese nel 2015 soprattutto per quelle attive sul web. Le previsioni di Unioncamere indicano una crescita di 23 mila entrate rispetto al 2014 (+4%) con 595 mila nuovi contratti pianificati, dei quali 472.540 assunzioni di personale alle dipendenze dirette e 122.300 per l’atipico’. Boom per il lavoro stabile, con +82,5% di contratti a tempo indeterminato (+73.140 rispetto al 2014) per un totale di quasi 162 mila assunzioni. Vola il Nord Ovest (+12,4%).
Le assunzioni ‘stabili’, secondo il sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro citato nel rapporto, si devono per 35.600 unità all’effetto del Jobs Act, di queste 25.700 sono effettivamente aggiuntive, perché in assenza della riforma non sarebbero state programmate dalle Pmi; poco meno di 10 mila invece, si devono all’incentivo economico che ha portato le aziende ad anticipare le assunzioni previste per il 2016. Nel dettaglio, diminuiscono i parasubordinati (-11.440 collaboratori e partite Iva) e aumentano i dipendenti (+34.300 compresi gli interinali). Crescono le Pmi che prevedono assunzioni, 19 mila in più rispetto al 2014 per un totale di 210 mila imprese; a programmare nuovi ingressi è il 14,1% (12,4% nel 2014), quota che arriva al 20% nel caso di imprese online (10% le non presenti in Rete). Una ripresa occupazionale più accentuata nel Nord Ovest, con velocità tripla rispetto alla media Italia, mentre stenta ancora a ripartire il Nord est (-2,2%).
E’ certamente un’inversione di tendenza analizzando i dati presentati in un rapporto Ocse sulle disuguaglianze, perché dagli anni Novanta ad oggi, la crescita dell’occupazione in Italia è stata in gran parte generata da un aumento dei posti di lavoro atipici. L’incremento del 26,4% del tasso di occupazione tra il 1995 e il 2007 è costituito per la maggior parte, 23,8, da posti “non standard” (lavoro autonomo, contratti a termine, part time) e solo in minima parte, il restante 2,6, da posti fissi full time. Negli anni della crisi, inoltre, il calo dell’occupazione è stato concentrato in gran parte sui posti fissi, mentre il lavoro atipico è stato stabile o in lieve aumento. Tra il 2007 e il 2013, il calo del 2,7% del tasso di occupazione è generato da un calo dei posti full time, sia a tempo indeterminato (-4,3) che determinato (-0,8), e del lavoro autonomo (-1,5), controbilanciato da un aumento del part time (+4). Per effetto di questa dinamica, la percentuale di posti di lavoro atipici sul totale è passata dal 23,6% del 1995 al 40,2% del 2013. L’incidenza del lavoro atipico è particolarmente alta per gli under 30, al 56,9% dell’occupazione totale, e scende progressivamente con l’età, al 39,7% nella fascia 30-49 anni e al 33,7% per la fascia 50-64.