Sulle piccole imprese continua ad accanirsi un fisco fra i più voraci d’Europa. Ma questa voracità sta cominciando, di poco e lentamente, a calare. Nel 2015 il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate) in Italia si profila in calo dell’1,7 per cento, passando dal 63,9 del 2014 al 62,2. Siamo comunque ancora, come si vede, ben al di sopra del 59,2 per cento raggiunto nel 2011, l’anno zero del federalismo fiscale.
Le previsioni fanno sperare in una inversione di tendenza anche a Viterbo. Nel capoluogo della Tuscia il peso complessivo del fisco sul tessuto produttivo potrebbe scendere del 2,57 per cento, dopo aver registrato per quattro anni, dal 2011 al 2014, un costante incremento, dal 59,5 al 65,4 per cento. E il titolare riuscirebbe a mettere in tasca 1.286 euro in più rispetto allo scorso anno, disponendo così di un reddito netto di 18.610 euro.
Sono i dati del Rapporto 2015 a cura dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle piccole imprese, presentato a Roma. Comune che vai, fisco che trovi. Lo studio ha preso in esame, capoluogo per capoluogo, i dati contabili di una impresa tipo, ovvero in forma individuale, che occupa 4 operai e un impiegato, utilizza un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e un negozio di 175 metri quadrati destinato alla vendita, dispone di macchinari, attrezzature, mobili e macchine d’ufficio e di un automezzo per il trasporto conto proprio. E ha un reddito d’impresa di 50mila euro prima delle imposte deducibili.
Il calo, nella proiezione 2015, va interamente intestato all’abolizione della componente lavoro dell’Irap. Un beneficio che sarebbe ben più corposo, se non fosse dimezzato dal maggior prelievo dell’Irpef e dei contributi previdenziali degli imprenditori (IVS). Il taglio dell’Irap si è trasformato in reddito d’impresa, quindi immediatamente soggetto all’Irpef. Nell’azienda tipo con sede a Viterbo, infatti, l’imposta regionale sulle attività produttive si riduce sensibilmente: dai 6.965 euro del 2014 ai 3.019 euro dell’anno in corso, cosicché l’incidenza delle imposte e dei tributi locali segna un bel -7,50 per cento, pur restando invariate Imu, Tasi e Tari. Mentre aumentano ancora i contributi previdenziali, l’Irpef dovuta e l’addizionale Irpef, sia comunale che regionale, che infatti passano al 41,1 per cento dal 36,2 del 2014 (+4,92 per cento).
Per Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, che mette in evidenza il valore dello studio condotto dall’Associazione a livello nazionale con la collaborazione delle strutture territoriali, “va apprezzato il dato relativo alla deduzione dell’Irap, che è un risultato della nostra iniziativa nei confronti del governo. Però la pressione fiscale resta uno dei principali ostacoli alla crescita di competitività delle imprese. Rispetto a un anno fa, Viterbo, nella classifica che mostra quanto spinge il fisco, slitta dal 40 al 43° posto su 113. Ma l’incidenza sul reddito è pur sempre del 62,8 per cento. Ciò significa che dal 1° gennaio al 16 agosto (al 23 agosto nel 2014) l’imprenditore deve lavorare solo per pagare le tasse (Tax free day)”.
“La riduzione possibile nel 2015 è dell’1,7 per cento a livello nazionale. E’ un passo nella giusta direzione, che però aspetta conferme dalle decisioni che prenderanno i Comuni nei prossimi mesi. Se i sindaci decidessero di compensare i tagli, già stabiliti, dei trasferimenti dello Stato centrale, rimettendo mano ai tributi locali, potrebbero attenuare, fino a farlo scomparire, il beneficio fiscale indotto dal taglio dell’Irap”, osserva Melaragni.
Le differenze, se guardiamo da vicino le 113 città radiografate, sono notevoli.
A Reggio Calabria, la città prima nella classifica 2015 per fiscalità, il Total Tax Rate tocca il 74,9 per cento, che significa -1,1 rispetto al 2014 ma +12,5 per cento sul 2011. Bologna conferma la seconda posizione con il 72,9 (-2,2 sul 2014, +8,3 sul 2011). Terza è Napoli, con il 71,9 per cento, quarta Roma (che l’anno scorso deteneva il poco invidiabile primato e in 12 mesi ha ridotto il peso fiscale complessivo del 2,5) con il 71,7 per cento. Quinta Firenze con il 70,9.
All’opposto, i comuni meno onerosi, si fa per dire, sono Cuneo (dove il Total Tax Rate si ferma al 54,5, addirittura -0,8 per cento sul 2011), Gorizia (55,2), Sondrio e Belluno (55,3), Udine (55,7).