“Il nuovo regime dei contribuenti fiscali minimi riduce gli oneri amministrativi ma produce un aumento dell’imposizione rispetto alla tassazione ordinaria. Per questo sollecitiamo un immediato intervento correttivo alla Legge di Stabilità 2015, nella quale è contenuta questa riforma, che interessa circa un milione di partite Iva”. Lo afferma la CNA.
Da uno studio dell’Osservatorio nazionale CNA sulla tassazione delle piccole, medie e micro imprese, emerge come il nuovo regime fiscale agevolato previsto per le piccole attività imprenditoriali e professionali porti a pagare fino a 900 euro annui in più rispetto alla tassazione ordinaria, composta da Irpef, addizionali comunali e regionali, Irap.
“Per ottenere vantaggi dal nuovo regime, si deve esercitare la possibilità di ridurre il versamento dei contributi previdenziali -sottolinea la CNA-, rinunciando così a una parte della pensione futura. Dalla stessa relazione tecnica alla Legge di Stabilità si rileva, infatti, che i risparmi in materia di contributi sono stimati in circa 700 milioni, mentre l’aggravio d’imposta è previsto in circa 233 milioni”.
Ecco dunque la richiesta rivolta al governo: “Per consentire agli imprenditori di usufruire della semplificazione degli adempimenti fiscali, senza dover pagare più tasse o rinunciare a parte della futura pensione, si riduca l’aliquota di imposizione forfetaria dal 15 al 10 per cento e si aumentino le soglie di accesso al regime dagli attuali 15/40mila euro di ricavi a 25/50mila euro”.
Su questa parte della Legge di Stabilità era intervenuta, nei giorni scorsi, CNA Professioni, evidenziando come “il nuovo regime rappresenti una mini-stangata, che contrasta con lo slogan governativo dell’abbassamento della pressione fiscale”.
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