Luigia Melaragni“Un plauso alla Guardia di Finanza, impegnata, nel nostro territorio, in una incisiva azione di contrasto della contraffazione, fenomeno criminale che danneggia il sistema economico, in particolare le imprese più piccole, e mette a grave rischio la sicurezza e la salute dei cittadini”. Così Luigia Melaragni, segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia, dopo il maxisequestro di merci contraffatte avvenuto oggi grazie all’attività della Compagnia di Viterbo.

“Il mercato del falso genera, nel nostro Paese, un fatturato di oltre sei miliardi e mezzo. Riportare sul mercato legale la produzione dei beni contraffatti significherebbe, indotto compreso, 17,7 miliardi di produzione aggiuntiva, con 105mila occupati in più a tempo pieno e 5,3 miliardi di entrate fiscali”, afferma la segretaria della CNA.

“Il fenomeno è da sempre alla nostra attenzione. Occorre combatterlo sia in termini repressivi, sia informando i consumatori sugli effetti nocivi dei falsi per l’economia, per la salute, per l’ambiente e sotto il profilo etico: i cittadini devono acquisire consapevolezza che la diffusione della contraffazione, fenomeno gestito da gruppi criminali organizzati, comporta un impoverimento dell’Italia”, sottolinea.

“Proprio pochi giorni fa, il presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino, partecipando all’audizione della Commissione parlamentare sulla contraffazione, sulla pirateria in campo commerciale e sul commercio abusivo, ha espresso la preoccupazione della nostra Associazione -prosegue Melaragni- e  ha evidenziato l’esigenza di un’azione efficace di tutela dei marchi di origine e di indicazione delle merci e, più in generale, del Made in Italy, unita a un aggiornamento delle norme e degli strumenti di contrasto del fenomeno, che devono rimanere una delle priorità del Paese. La CNA -conclude- continuerà a dare il proprio contributo nella lotta al fenomeno, in maniera collaborativa e propositiva”.

 

Alcune azioni di contrasto indicate dalla CNA

Secondo l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, deve essere messa in campo una strumentazione di maggiore supporto da parte delle istituzioni, soprattutto in termini di sostegno (anche economico) all’adozione di strumenti di tutela della proprietà industriale, di sviluppo di nuove tecnologie e dispositivi per la tracciabilità dei prodotti.

“È essenziale conoscere ed esplicitare, quale criterio di orientamento per l’acquisto dei consumatori, l’origine del prodotto, che, nel caso dell’alimento, essendo in gioco un valore come la salute, assume il ruolo di garanzia di rango costituzionale -è il parere della CNA-. Risulta perciò molto importante l’introduzione del marchio d’origine dei prodotti non alimentari all’interno di una Proposta di Regolamento della Commissione Europea. Il 15 aprile scorso, il Parlamento Europeo ha introdotto il concetto di Made In nel Regolamento sulla sicurezza dei prodotti di consumo. La definizione del Made In e l’obbligo di indicazione dell’origine del prodotto facendo riferimento al codice doganale, premiano una battaglia di lunga data a difesa delle eccellenze italiane. Si auspica pertanto che il Consiglio dell’Unione approvi al più presto la proposta del Parlamento Europeo”.

C’è altresì la necessità, per la CNA, di introdurre procedure volte a rafforzare realmente la protezione dei marchi dalla contraffazione, impedendo l’ingresso, nell’ambito doganale dell’Unione, di prodotti di Paesi terzi con marchi identici o chiaramente imitativi di quelli registrati a livello europeo per i medesimi prodotti.

Analogamente, devono essere perseguite politiche comuni in materia brevettuale, così da radicare la competenza del sistema giurisdizionale comunitario anche in tali settori. La tutela della proprietà intellettuale potrebbe rivelarsi, infatti, uno strumento utile per favorire la sana concorrenza, basata non soltanto sul prezzo di vendita, ma anche sull’innovazione e sulla qualità.