Le grandi riforme procedurali degli obblighi contabili non sono mai state accompagnate da una adeguata analisi dei costi e dei benefici per tutti i soggetti interessati. Nel caso della fatturazione elettronica obbligatoria per chi opera con la pubblica amministrazione, è anche mancata una sperimentazione tecnica capace di consentire la soluzione di problemi che possono emergere solamente nella fase di espletazione del nuovo adempimento.

Ci sono amministrazione pubbliche che, ancora oggi, dopo circa due mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo (6 giugno 2014), non sanno bene come organizzarsi. Esistono altresì problemi connessi al costo veramente spropositato di questo obbligo per chi emette poche fatture l’anno. Sul mercato ci sono, infatti, offerte a costi impossibili da digerire per chi compie operazioni occasionali e/o di piccolo importo. Ad esempio, Infocert offre il servizio con un abbonamento annuale di 108,00 euro che contiene un plafond di 50 fatture. Abbonamento che deve essere ripetuto per 10 anni (periodo di conservazione dei documenti), anche se non viene più emessa alcuna fattura. Altri propongono il servizio evidenziando un costo a fattura di 20-25 euro, sempre da ripetere ogni anno, per 10 anni, per ogni fattura emessa. Nella sostanza, chi emette 10 fatture in 10 anni: nel primo caso, alla fine del decimo anno avrà pagato 1.080,00 euro; nel secondo caso, sempre alla fine del decimo anno, avrà pagato 2.000,00 euro.

Certo, chi emette molte fatture elettroniche all’anno, perché, ad esempio, lavorando con altre imprese, ha scelto di usare tale metodo di fatturazione in modo generalizzato, vede una riduzione degli oneri amministrativi. Il costo a fattura si aggira intorno a 2,00 euro. Probabilmente tra le spese della carta, toner e spese postali, si spendeva di più con la fatturazione analogica.

Per chi emette poche fatture e di piccolo importo, al contrario, i costi degli oneri amministrativi diventano molto importanti. Per questi soggetti, l’unica soluzione è quella di consentire di eleggere l’Agenzia delle Entrate, attraverso lo SDI, quale soggetto conservatore. In questo modo, anche chi emette poche fatture, vedrebbe i costi amministrativi ridotti a pochi euro a fattura.

La CNA si è attivata da subito per cercare di rendere evidenti i problemi connessi alla fatturazione elettronica e le possibili soluzioni sin dal febbraio 2014, quindi molto prima dell’entrata in vigore del nuovo obbligo. Da allora si è cercato di portare i problemi a tutti i livelli dell’Amministrazione finanziaria, del Parlamento e del governo.

Dei risultanti si sono visti, anche se limitati. Adesso, per esempio, il servizio di fatturazione elettronica è completamente gratuito per le imprese iscritte o che si iscriveranno al MEPA. Si è anche ottenuto più tempo per la conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche, ossia del vincolo della conservazione informatica delle fatture che determina anche la lievitazione dei costi.

E’ probabilmente proprio in ragione della nostra azione che siamo stati contattati dall’Agenzia per l’Italia Digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri per un incontro che si terrà nel mese di settembre. Intanto, considerando l’urgenza delle questioni e per dare tempo all’Agenzia di capire la propria posizione, la CNA ha inviato alla stessa Agenzia un promemoria.

Le imprese interessate sono invitate a segnalarci eventuali problemi riscontrati nell’adempiere al nuovo obbligo. CNA potrà così svolgere appieno la propria azione di rappresentanza delle imprese nei confronti dell’Agenzia.