Tutelare la qualità del made in Italy, è la missione degli organismi preposti alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di contraffazione e pirateria, ma anche una condizione irrinunciabile per la crescita del nostro tessuto economico. Ecco spiegato l’interesse per il convegno organizzato ieri pomeriggio, nella sala conferenze della Camera di Commercio, da CNA Alimentare e CNA Sostenibile, che hanno colto l’occasione della presentazione delle novità introdotte dal regolamento UE 1169/2011 sull’etichettatura alimentare per un confronto a tutto campo sulle attività a garanzia della qualità del prodotto e della salute del cittadino.

Come ha osservato Luigia Melaragni, segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia, che ha coordinato i lavori -aperti da Fabio Capponi, presidente territoriale di CNA Alimentare-  “il forte impegno dell’Italia a difesa del patrimonio agroalimentare è riconosciuto e molto apprezzato in Europa. Il rigore e l’efficacia del nostro sistema di controlli sono indiscussi”. E’ toccato a Marina Maggini, consulente dell’Area Igiene degli Alimenti di CNA Sostenibile, illustrare nel dettaglio come dovrà cambiare, dal 13 dicembre di quest’anno, l’etichetta di tutti gli alimenti destinati al consumatore finale: “Sarà obbligatorio indicare un numero maggiore di informazioni, dando evidenza anche alla presenza di sostanze allergizzanti. L’etichetta dovrà comunicare il valore del prodotto. Alla scadenza occorre arrivare preparati; la nostra struttura è pronta a facilitare le aziende nell’adeguamento alla normativa”.

 

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Dopo l’esperta, hanno preso la parola i rappresentanti degli organismi di controllo, “con i quali -ha detto Gabriele Rotini, responsabile nazionale di CNA Alimentare- la nostra associazione, che esprime la rappresentanza di 40mila imprese italiane della filiera ed opera a stretto contatto con il Parlamento europeo, vuole rafforzare la collaborazione, a tutela del sistema Paese nel suo complesso”.

Puntuale e articolata la comunicazione del capitano Massimo Minicelli, del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute, che ha tenuto una vera e propria lezione sul tema delle frodi e delle sofisticazioni e ha spiegato come sia alta la vigilanza, esercitata attraverso ispezioni di carattere amministrativo e attività di polizia giudiziaria.

Controllore e, al tempo stesso, fornitore di servizi, in particolare di una serie di certificazioni che consentono alle aziende di affrontare con maggiore serenità la prospettiva dell’internazionalizzazione, è l’Ufficio delle Dogane di Civitavecchia, rappresentato dal direttore, Davide Miggiano, che ha puntato l’attenzione sulla protezione delle nostre produzioni Dop e Igp. Argomento, questo, affrontato anche da Carlo Ranucci, commissario capo del Corpo Forestale dello Stato e responsabile del Nucleo Agroalimentare di Viterbo: si sono intensificati i controlli volti a combattere il cosiddetto “italian sounding”, ovvero l’utilizzo, negli imballaggi, di denominazioni e immagini evocatrici di eccellenze italiane per commercializzare prodotti in realtà confezionati all’estero o che comunque non possiedono le caratteristiche dell’alta qualità italiana. Il finto olio made in Italy è, per esempio, tra le frodi più frequenti.

I danni economici causati da questo fenomeno sono immensi. Secondo una recente ricerca Eurispes, il giro d’affari annuo dell’”italian sounding” è di circa 60 miliardi l’anno, quasi tre volte il valore delle nostre esportazioni agroalimentari, come ha ricordato il capitano Lia Segatto, comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Viterbo, la quale ha parlato anche del nuovo strumento di cui si è dotata la Finanza. Si tratta del Sistema informativo anticontraffazione (Siac), piattaforma telematica alla quale possono accedere (ciascun soggetto in un’area dedicata) le autorità delegate ai controlli, i cittadini e le imprese minacciate dalla contraffazione.

La legalità e la trasparenza dei mercati sono anche tra le principali funzioni della Camera di Commercio di Viterbo. Il vicesegretario generale, Federica Ghitarrari, ha quindi spiegato l’articolazione del sistema di controlli sulle Dop e sulle Igp istituito dall’Ente. “Siamo rigorosi -ha detto-, soprattutto perché non possiamo mettere a rischio il valore e la credibilità di prodotti che sono il simbolo della qualità del nostro territorio”.

Nel saluto portato in apertura del convegno, Capponi aveva posto l’accento proprio sulle potenzialità del comparto alimentare nella Tuscia Viterbese. “L’ultimo Rapporto sull’Economia a cura della Camera di Commercio rileva che quello alimentare è tra i comparti più rappresentativi delle produzioni della Tuscia Viterbese sui mercati esteri, con una quota del 16,3 per cento: l’export ha registrato una crescita del 44,5 per cento nel 2012 rispetto all’anno precedente, con risultati eccellenti, tra l’altro, per la lavorazione delle carni. E’ un dato importante, nonostante nello stesso periodo l’alimentare abbia manifestato significative difficoltà, con una flessione della produzione pari al 18,9 per cento, nonché del fatturato (- 14,4 per cento) e degli ordinativi (- 13,4 per cento). La crisi economica e il conseguente crollo dei consumi interni hanno lasciato il segno. Ma abbiamo la consapevolezza -ha sottolineato- che il patrimonio agroalimentare è la nostra grande risorsa per il futuro”.

Nella Tuscia, su un totale di 37.800 imprese, quelle del sistema agroalimentare sono 12.250, praticamente un terzo: di queste, circa 11.750 operano nel settore dell’agricoltura e 50 nella pesca; 450, quasi tutte artigiane, appartengono al manifatturiero.

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