Viterbo non fa eccezione. Come nel resto d’Italia, anche qui si registra la spinta verso il basso del peso complessivo del fisco sul reddito d’impresa (total tax rate), che infatti dal 60,4% del 2019 scende al 52,6% del 2022. Un dato per il quale Viterbo si attesta a metà classifica, al 65° posto su 114 comuni analizzati (nel 2019 era 92°), in testa la virtuosa Bolzano con il 46,7%, maglia nera Agrigento con il 58%. Ma la fatica c’è. E tanta. Perché comunque 192 giorni l’anno, dal 1° gennaio e fino al 10 luglio, vale a dire per il 53% del tempo, le imprese lavorano solo per pagare i tributi e i restanti 173 per i consumi personali e familiari. Resta, insomma, il freno allo sviluppo.
Queste proiezioni sono contenute nel Rapporto 2023 “Comune che vai fisco che trovi”, presentato stamane a Roma, a cura dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle piccole e medie imprese, che basa la sua analisi sull’impresa tipo, con un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati o un negozio di 175 metri quadrati, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai dipendenti, 50mila euro di reddito.
“Nel 2022 si evidenzia una riduzione della pressione fiscale, per effetto, in particolare, dell’intervento di modifica dell’Irpef contenuto nella legge di bilancio per il 2022, consistente in un’ampia revisione dell’imposta relativamente alle aliquote marginali legali, agli scaglioni, nonché all’incremento delle detrazioni. Hanno inoltre contribuito sia l’eliminazione dell’Irap per gli imprenditori individuali e gli autonomi sia la deducibilità dell’Imu dal reddito d’impresa nella misura del 100% rispetto al 60% di deducibilità applicabile per il 2021. Qualche passo in avanti c’è stato, grazie anche al lavoro della CNA, alle sollecitazioni rivolte ai governi che nel tempo si sono succeduti e al Parlamento. Positivo, per esempio, con riferimento alla legge di bilancio per il 2023, l’ampliamento dell’ambito applicativo del regime forfetario. Tuttavia, il total tax rate è ancora iniquo e non scoraggia la concorrenza sleale attuata dagli evasori. Negli ultimi anni poi non si è arrestata la tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli”, afferma Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
“Come ha osservato il nostro presidente nazionale, Dario Costantini, nel concludere l’evento di oggi, c’è bisogno di grande attenzione verso la piccola impresa come verso quella parte del mondo artigiano che ancora soffre per le vicende del Superbonus. Ed è importante il dialogo con gli Enti locali per una sensibile riduzione della pressione fiscale sulle imprese unita a una gestione più efficiente dei servizi”, sottolinea.
Nel dettaglio, a Viterbo l’incidenza dell’aliquota Ivs (Invalidità – vecchiaia – superstiti) è pari al 37,7%, delle imposte regionali all’1,1 e di quelle comunali al 13,8.
Ed ecco le sette proposte della CNA:
- proseguire nel percorso di riduzione della tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, partendo dai redditi medio-bassi, eliminando le disparità di trattamento fiscale con i lavoratori dipendenti;
- introdurre un regime premiale nella tassazione dei redditi: “Chi è più efficiente, meno paga”, prevedendo riduzioni automatiche all’aumentare del reddito dichiarato rispetto al reddito “normale” che emerge dagli Indicatori Sintetici di Affidabilità (Isa);
- completare l’eliminazione dell’Irap;
- introdurre un regime di favore con tassazione agevolata per premiare chi investe nella propria impresa personale;
- procedere con la riforma del catasto, avvicinando il valore catastale tassato al mutevole valore di mercato degli immobili;
- agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti;
- evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica BtoB, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del “reverse charge” attualmente previsti, lo “split payment”, nonché la ritenuta dell’8% applicata sui bonifici relativi a spese per cui sono riconosciute le detrazioni fiscali.
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