“Il decreto legge del governo che blocca cessione dei crediti e sconto in fattura mette a rischio imprese e Pil”. La CNA boccia le misure varate ieri dal Consiglio dei ministri, arrivate in un momento in cui la situazione nella filiera delle costruzioni è da allarme rosso.
Circa 8 miliardi di euro che ingolfano da troppo tempo i cassetti fiscali delle imprese. Quasi 40mila imprese della filiera con lo spettro del fallimento, 100mila cantieri a rischio blocco e un milione di cittadini nel caos. Questa la situazione denunciata nei giorni scorsi dalla Confederazione, che da tempo sollecita l’intervento del governo in forma diretta quale compratore dei crediti o coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti per dare ossigeno a decine di migliaia di imprese della filiera e assicurare ai cittadini il completamento dei lavori avviati.
Ieri, appunto, un’altra doccia gelata, che potrebbe essere fatale.
Ma cosa prevede il decreto legge che modifica la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e Superbonus 110%, opere antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche?
Con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile, per i soggetti che effettuano tali spese, optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.
Si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a
- spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;
- spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento. Una misura, anche questa, sulla quale è intervenuta ieri la CNA, con una bocciatura: “E’ chiaro che l’iniziativa di acquisto, avviata da alcuni Enti locali, non risolve il problema, è comunque utile per alleviare il fardello dei crediti bloccati, a condizione che le banche coinvolte riprendano ad acquistare i crediti incagliati”.
Il testo chiarisce altresì il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. “Con le nuove norme, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate – spiega, in una nota, il governo – L’esclusione opera anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione. il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale può fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravità della negligenza”.
CNA ricorda che il meccanismo della cessione dei crediti è stato modificato ben undici volte e la disciplina degli ecobonus è cambiata oltre trenta volte. Una instabilità normativa che non è estranea alla paralisi del mercato dei crediti fiscali. Mercato che lo Stato è chiamato a sbloccare, trovando una soluzione definitiva.