Il decreto sugli ammortizzatori sociali in deroga deve essere chiaro ed immediatamente applicabile, senza necessità di ricorrere ad ulteriori circolari interpretative. Ma l’impianto dell’intervento, così come è stato presentato alle Parti Sociali, necessita di una considerevole rivisitazione: la formulazione attuale, infatti, potrebbe portare ad escludere i piccoli imprenditori dalla sfera di applicazione del decreto.
Lo afferma una nota di R.E TE. Imprese Italia, diffusa oggi al termine dell’Audizione presso la XI Commissione (Lavoro e Previdenza Sociale) del Senato.
Nel documento presentato alla Commissione, ed inviato anche al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini, Rete Imprese ha sottolineato alcuni punti critici del decreto su cui intervenire. In primo luogo, è necessario riformulare la definizione della sfera di applicazione, in modo tale da includere anche i Piccoli Imprenditori e il sistema delle organizzazioni di rappresentanza e dei servizi che supporta l’attività di questi ultimi. Tra i beneficiari, invece, vanno inclusi gli apprendisti, che attualmente non sono citati dal testo del decreto.
Occorre, inoltre, chiarire le norme relative all’accesso agli ammortizzatori sociali per le imprese che possono accedere agli ammortizzatori ordinari o ai Fondi di Solidarietà Bilaterali. In particolare, R.E TE. Imprese Italia ritiene necessario evitare che la costituzione di Fondi di Solidarietà Bilaterali, che ad oggi rappresenta una grande opportunità, si tramuti in un danno per imprese e lavoratori. Va rivista anche l’anzianità lavorativa minima del lavoratore per accedere alla deroga: il decreto la quadruplica, portandola dalle attuali 90 giornate a 12 mesi. Un intervento che R.E TE. giudica troppo ponderoso da gestire soprattutto in un momento in cui ancora perdurano gli effetti della crisi, e per questo auspica una via mediana tra le attuali 90 giornate e i 12 mesi proposti.
Infine, R.E TE: Imprese Italia ribadisce la necessità di separare la cassa integrazione in deroga dalla mobilità in deroga prevedendo due gestioni distinte per le quali possano, in futuro, essere operate scelte differenziate.