Per favorire l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, servono strumenti ad hoc per le piccole imprese. È quanto ha evidenziato CNA nel corso dell’audizione alla Commissione Ambiente della Camera, sottolineando che il caro-energia finora è costato all’Italia più di 60 miliardi e ha comportato interventi di contenimento per più di 16 miliardi. Lo stesso governo ha già annunciato un ulteriore pacchetto di misure per fronteggiare l’emergenza energetica. In tale ambito, CNA ritiene che debba essere presa in considerazione anche l’ipotesi di introdurre un cap amministrato ai prezzi energetici, in grado di ridimensionare gli aumenti e di mettere un freno alle speculazioni sul mercato.
Artigiani e piccole imprese condividono l’orientamento del governo per mettere in sicurezza il sistema energetico nazionale e ridurre progressivamente la dipendenza energetica dall’estero. Tuttavia “non possiamo non evidenziare il ritardo con cui l’Italia ha acquisito questa consapevolezza, considerando che avevamo aggiornato la nostra Strategia Energetica Nazionale pochi anni fa”.
Va nella giusta direzione, quindi, dare nuovo impulso alle rinnovabili. Tale percorso, in questa fase, è perseguito dal governo soprattutto attraverso l’azione di semplificazione delle procedure. CNA considera positivamente l’estensione dell’applicazione del modello unico semplificato per la realizzazione, la connessione e l’esercizio di piccoli impianti fotovoltaici integrati sui tetti degli edifici anche agli impianti di potenza superiore a 50 kW e fino a 200 kW, includendo quindi impianti di taglia maggiore nell’ambito di procedure autorizzative più fluide.
“Ma non bastano gli strumenti amministrativi per sostenere gli investimenti delle piccole e medie imprese in autoproduzione di energia da fonti rinnovabili”, dice la CNA. E’ una posizione condivisa da Alessio Gismondi, presidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia, da tempo impegnato su questi temi: “E’ importante la proposta di CNA di prevedere strumenti ad hoc – come il Fondo per l’autoconsumo da fonti rinnovabili per le PMI, originariamente presente nel testo del Dl energia e successivamente sparito – che possano anche stimolare uno sviluppo ulteriore delle rinnovabili attraverso l’ampliamento della potenza installata in impianti di piccola dimensione diffusi sul territorio”. È infatti possibile sfruttare i grandi numeri della piccola impresa italiana per rafforzare la presenza delle rinnovabili nel mix energetico nazionale e contribuire, al contempo, alla messa in sicurezza energetica del Paese.
Secondo Gismondi, “alle piccole imprese deve essere altresì offerta la possibilità di accedere al Superbonus al 50 per cento per l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti delle sedi di produzione. Un aiuto a ridurre il costo della bolletta, diventato insostenibile per tutti”.