Come è questo 8 marzo per le imprenditrici? “Sono donne resilienti. Una risorsa vitale per l’economia. Il tasso di femminilizzazione delle imprese nel nostro territorio resta più elevato rispetto alla media nazionale (22,13%) e laziale (22,81%): nella Tuscia, le imprese cosiddette in rosa, 10.438, rappresentano il 27,30% del tessuto produttivo locale; a Civitavecchia, dove se ne contano 1.098, il 26%. Ma la crisi determinata dalla pandemia ha determinato una battuta d’arresto nel trend di crescita. Non possiamo immaginare una ripresa se non aiutiamo le donne che fanno già impresa a superare le difficoltà, a irrobustire le attività, e se non sosteniamo le tante che aspirano a intraprendere un percorso di lavoro autonomo”, è l’osservazione di Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
Sulla stessa lunghezza d’onda, Lucia Maria Arena, artigiana, presidente territoriale di CNA Impresa Donna: “Abbiamo sofferto non poco. La situazione pre-Covid era già pesante per tutti. Il blocco dell’attività a causa dell’emergenza ha rappresentato un colpo di grazia per tantissime attività. Ora la guerra ci pone di fronte a uno scenario che non conosciamo. Ecco, c’è una cosa positiva che l’imprenditoria femminile possiede: quella sana ‘incoscienza’ che le permette di guardare avanti, con fiducia nelle proprie capacità. Questa è la nostra carta vincente. Perciò dico: guardiamo avanti”.
In quali settori operano principalmente le imprenditrici? Se si esclude l’agricoltura (nella provincia di Viterbo, le imprese femminili nel settore sono ben 4.000), è significativo l’apporto nel commercio, nel vasto aggregato di servizi alla persona, nel turismo, comprese le attività di alloggio e ristorazione. Meno incisiva la presenza nel manifatturiero, dove però è notevole il contributo creativo delle donne al made in Italy, alle produzioni universalmente riconosciute di eccellenza e di attrazione nel mercato globale.
“Il lavoro delle donne, sia autonomo che dipendente, se riconosciuto finalmente strategico, concorre allo sviluppo economico, accelerandolo, e alla creazione di una società più giusta. L’Europa, con un piano di grandi riforme e di investimenti strutturali indispensabili per la ripresa, ha chiesto al nostro Paese un impegno chiaro che possa condurre al superamento dei tanti gap riguardanti il lavoro femminile – dice Melaragni -. Parte delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Fondo Impresa Femminile, di cui attendiamo il bando, le iniziative della Regione Lazio, vedi l’avviso Innovazione Sostantivo Femminile, e interventi come, per esempio, l’assegno unico universale per i figli a carico, vanno in questa direzione. Ma il cammino è tutt’altro che completato”.
Per le donne imprenditrici della CNA, la via maestra verso la parità di genere passa per la promozione della cultura del lavoro e dell’autoimprenditorialità. Il primo passo per conseguire effettive pari opportunità, combattere la violenza sulle donne e innalzare la qualità della loro vita, è una sempre maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro.
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