“La situazione è drammatica”. Il presidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Alessio Gismondi, descrive così l’impatto che l’aumento dell’energia sta avendo sul tessuto produttivo. E a testimoniarlo sono anche le stesse imprese: più che un ritocco, un salasso vero e proprio. La soluzione sta “nella transizione energetica green e nelle comunità energetiche, un tema su cui potrebbe darci una mano la Regione Lazio”.
Voce a chi sta in prima linea e combatte contro i rincari. “Da un mese all’altro – dice Giancarlo Rocchi de La Mantovana, falegnameria di Acquapendente – la bolletta della luce è passata da 7.500 a 13 mila euro: è quasi raddoppiata. Siamo disperati, perché non siamo una grandissima azienda”. In totale, la forza lavoro è di 25 persone. “Sono aumentate tutte le materie prime, non possiamo neanche andare a chiedere di più ai clienti aumentando i prezzi, in una situazione come questa sarebbe improponibile. Capita che prendiamo il legno e dopo averlo lavorato lo rivendiamo allo stesso prezzo che noi abbiamo pagato: se non vuoi perdere i clienti, sei costretto a fare questo. Come reagire? Stavamo ragionando sul fotovoltaico”.
Pesante la ricaduta anche sui panifici, come conferma Elisa Turchetti di Parea, nel centro storico di Viterbo. “Questa situazione, la stiamo vivendo male. Per la nostra categoria è un problema e il ritocco al costo del pane purtroppo non è stato sufficiente. Sono aumentati, infatti, anche le materie prime e i trasporti, praticamente tutto”. Tra luce e gas, l’esborso è passato “da circa 1.500 euro a 2 mila, 2.500. Sommandolo agli altri aumenti, paghiamo 2-3 mila euro in più. Questo rischia di avere un impatto anche a livello occupazionale: ce la stiamo mettendo tutta, ma non so se ce la faremo”. Il problema tocca ovviamente pure i consumatori, che spendono meno, e non solo: “Al nostro pari, bar e ristoranti sono in crisi, così perdiamo la fornitura”.
Diverse imprese artigiane che operano nel settore dell’impiantistica e che negli ultimi anni si sono specializzate sulle energie alternative, sono in campo con soluzioni su misura per il risparmio energetico.
A tirare le somme, è Gismondi. “Siamo in ritardo: se avessimo proceduto nei tempi dovuti a produrre energia da fonti rinnovabili – spiega – non saremmo arrivati a questo. L’impatto sulle imprese è devastante, molte lavorano prevalentemente con l’energia e questo porta a un aumento sconsiderato dei prezzi, che l’impresa deve assorbire o riversare sul prodotto finito: così sono penalizzate loro e il consumatore finale”.
La CNA si sta muovendo su più fronti per tentare di alleviare i problemi. “Stiamo lavorando sulla transizione energetica green, a una serie di proposte come quella sul parco eolico offshore a Civitavecchia. Ipotizziamo un lavoro importante inoltre sulle comunità energetiche: qui la Regione potrebbe affiancarci. Permetterebbe agli artigiani di produrre energia da fonti rinnovabili a costi molto contenuti. Dobbiamo insistere sul green, è un’esigenza: abbiamo sole, vento e mare, ci sono tutte le opportunità”.