“CNA valuta positivamente l’intervento del governo per contenere i rincari dell’energia elettrica e del gas per milioni di famiglie e imprese, ma sottolinea che si tratta di una soluzione parziale e insufficiente a risolvere in via strutturale il problema dell’elevato costo dell’energia”. E’ quanto ha evidenziato la CNA in occasione dell’audizione in Commissione Industria del Senato sul contenimento degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale.
La Confederazione ha tuttavia messo in risalto che l’attuale formulazione della norma lascia fuori dall’applicazione del beneficio l’amplia platea di imprese che superano il limite di 16,5 KWh di potenza indicato nel decreto. Si tratta, in larga parte, di imprese operanti in settori che già sopportano un peso rilevante dei costi energetici per le note criticità legate all’attuale struttura della bolletta e al peso della parafiscalità.
Il costo dell’energia in comparti come il tessile assorbe, infatti, quasi il 30% del fatturato (e salirebbe anche oltre il 50% a causa dei rincari). Inoltre, la maggioranza di tali imprese non soddisfa i requisiti per accedere alle agevolazioni previste per le imprese a maggior consumo di energia e risulta quindi doppiamente penalizzata.
Pertanto è necessario estendere i benefici previsti dal decreto legge anche alle imprese che superano il limite di potenza di 16,5 KWh e per le quali sia rilevante l’incidenza sul fatturato della spesa sostenuta per l’energia.
CNA ha inoltre ribadito che, per superare l’emergenza del caro-energia, occorre una riforma strutturale della bolletta, rimuovendo gli oneri che gravano su luce e gas, anche sfruttando le possibilità del PNRR a favore di riforme strutturali in grado di favorire la competitività.
Il costo dell’energia rappresenta un elemento critico per le piccole e medie imprese italiane, che pagano la bolletta più cara d’Europa. L’ultima indagine della CNA evidenzia che per una piccola impresa il costo dell’energia è quattro volte più elevato rispetto a quello di una grande impresa industriale ed è il 33,5% in più rispetto alla media europea.