Dal 1° gennaio entreranno in vigore le nuove regole sul default, che decreteranno lo stato di insolvenza per chiunque sia inadempiente nei confronti delle banche per più di 90 giorni, anche per importi irrisori. Sono sufficienti 100 euro perché un artigiano o una piccola impresa sia considerato in default.
“Si tratta di regole europee pensate per prevenire i rischi patrimoniali del sistema bancario ma che finiscono per diventare una vera spada di Damocle per artigiani, imprese, famiglie e per le stesse banche”, sostiene CNA, che lancia l’allarme e chiede il completo superamento della definizione di default e la revisione del cosiddetto “calendar provisioning” (le nuove norme della Bce sulle coperture dei crediti deteriorati). Quest’ultimo regola la valutazione del merito creditizio secondo meccanismi tanto rigidi e sproporzionati per i crediti di importo minore quanto inadeguati all’attuale fase di profonda recessione scatenata dalla pandemia.
Soluzioni valide in tempi normali sono inadatte ai tempi drammaticamente straordinari che stiamo vivendo.
Da tempo la CNA sostiene che il mantenimento di queste regole restrittive avrà effetti devastanti su artigiani e piccole imprese che già scontano grandi difficoltà per ottenere finanziamenti. La CNA sollecita, quindi, il massimo impegno del governo per trovare soluzioni a livello europeo che non vanifichino la proroga della moratoria e il potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese previsti nel disegno di legge di bilancio allo scopo di alleviare la pesante situazione finanziaria delle imprese.