L’architettura del nuovo Dpcm, a giudizio della CNA, presenta un difficile equilibrio tra le primarie esigenze di salute pubblica e quelle economiche, affermando il principio che spegnere completamente i motori del tessuto produttivo e commerciale comporterebbe un prezzo insostenibile per un Paese già profondamente provato da una crisi economica e sociale senza precedenti. È positivo che anche nelle zone rosse molte attività produttive non subiscano restrizioni.
CNA auspica che le autorità centrali e gli enti locali sappiano gestire con responsabilità e ragionevolezza l’applicazione delle nuove misure di contenimento e il monitoraggio per la classificazione di rischio territoriale. La Confederazione rinnova l’invito al governo a riprendere il confronto costante con le parti sociali che hanno dimostrato senso di responsabilità e spirito di collaborazione nella gestione dell’emergenza e nel costruire il rilancio del Paese.
CNA ribadisce la necessità che il governo predisponga già nelle prossime ore un piano di indennizzi adeguati e coerenti alla flessione dei consumi e soprattutto un sistema tempestivo per l’erogazione dei contributi.
È evidente che la seconda ondata del virus richiede una adeguata risposta finanziaria da parte dello Stato per consentire la sopravvivenza di migliaia di imprese e la salvaguardia di milioni di posti di lavoro anche nei settori che, pur non direttamente interessati a questo provvedimento, ne subiscono comunque gli effetti.
Insieme ai ristori, CNA chiede di procedere con tempismo a un piano complessivo per rilanciare l’economia nazionale.