“CNA Cinema e Audiovisivo ritiene ingiustificata la chiusura delle sale cinematografiche, seppur motivata dalla priorità di garantire la sicurezza. Si tratta, infatti, di luoghi che hanno assicurato nei mesi scorsi la fruizione investendo in misura importante per adeguare gli standard di sicurezza nei propri spazi, garantendo tutte le norme di sicurezza igienico sanitarie, dal tracciamento dei posti alla sanificazione, al distanziamento, al ricambio dell’aria, al controllo della temperatura e all’uso della mascherina obbligatoria”. Lo si legge in un comunicato di CNA Cinema e Audiovisivo.
L’esercizio cinematografico è il primo indispensabile creatore della catena del valore di tutta la filiera del cinema.
Nel periodo dal 15 giugno al 10 ottobre 2020 si sono tenuti nel nostro Paese 2.782 spettacoli con 347.262 spettatori e solo un contagio certificato. Secondo dati Mibact ci sono in Italia 1.250 cinema per un totale di 4mila schermi.
“Chiudere i cinema – si sottolinea nella nota – non significa solo rendere endemica la crisi dell’esercizio cinematografico, ma anche far fronte ad un prevedibile prossimo e duro impatto su tutta la filiera della produzione di contenuti, dai produttori ai distributori passando per le industrie tecniche, i fornitori, gli autori, le maestranze, le attività legate alla promozione e al marketing.
Secondo dati dell’Ufficio studi CNA su fonte Movimprese 2019 esistono a livello nazionale 12.681 imprese operanti nel macrocodice Ateco J 59, che rappresentano il 2% del totale delle imprese attive a livello nazionale. Sfuggono da questa classificazione tutte le imprese che operano nella filiera: fornitori di materiale di scena, abiti, falegnami, impiantisti, società di pubblicità e marketing, artigiani del settore benessere (truccatori, acconciatori) che possono essere legati in via totale o parziale alla filiera del cinema e dell’audiovisivo.
“CNA Cinema e Audiovisivo – prosegue il comunicato – chiede l’immediata riapertura delle sale cinematografiche, contemporaneamente chiede l’immediata deroga al decreto Bonisoli per l’obbligo di uscita per le produzioni indipendenti, l’attuazione immediata degli obblighi di investimento e programmazione sia dei broadcaster che delle OTT, con conseguente decreto applicativo che doveva essere emanato a gennaio 2020. Occorre applicare una visione strategica a 360°, per salvaguardare e rilanciare tutto il comparto con particolare riguardo – conclude la nota – alle piccole e medie imprese indipendenti”.