il-direttore-di-cna-lazio-tagliavanti-con-pieri-e-melaragni-rispettivamente-presidente-e-segretaria-della-cna-di-viterbo-e-civitavecchiaPil giù del 6,7 per cento nel Lazio per effetto del lockdown imposto dalla diffusione del Covid-19. Con una caduta ancora più significativa nella Tuscia: – 7,5 per cento (- 7,8 nel Reatino, – 7,3 nel Frusinate, – 6,7 nelle province di Roma e Latina). Queste per il 2020 le previsioni del Centro Europa Ricerche – Centro Studi di economia applicata -, il cui direttore, Stefano Fantacone, è intervenuto in apertura della videoconferenza con il gruppo dirigente di CNA Lazio, evento promosso dal presidente, Erino Colombi, e dal direttore, Lorenzo Tagliavanti. Collegata anche la presidenza della CNA di Viterbo e Civitavecchia.

È una recessione profonda, questa che viviamo. E i numeri forniti sono peggiori di quelli del 2009 ovvero di un altro anno orribile, quando il Pil nella regione registrò una perdita di 2,9 punti e scese a – 6,3 nella provincia di Viterbo (- 2,5 a Roma, – 5,5 a Rieti, – 4,3 a Latina, – 3,8 a Frosinone).

Stavolta, a meno che il virus non torni fuori controllo, “la ripresa sarà più rapida. Perché la recessione è generata non da patologie di carattere economico ma da razionamento amministrativo. Una scelta, questa, costosa ma necessaria per ridurre il numero dei decessi da Coronavirus. Ora comunque non possiamo affrontare costi ulteriori”, ha detto, in sintesi, Fantacone, che ha evidenziato la situazione di sofferenza delle imprese: più del 90 per cento ha subito una riduzione di fatturato e si trova ad affrontare un mercato in cui la contrazione della domanda è consistente, specialmente in alcuni settori.

Pesa, nel dato del Lazio, il fermo del turismo. Secondo la CNA di Viterbo e Civitavecchia, nella fase post Covid lo sviluppo di questo settore, strategico per la regione, è una priorità e va colta l’attuale propensione alla prossimità per riorganizzare e promuovere l’intera filiera turistica in chiave di sostenibilità, valorizzando l’ambiente naturale, la cultura e la vita lenta dei borghi. Una sfida sia per gli operatori sia per le istituzioni, perché ciò significa mettere a sistema un’ospitalità che deve attuare nuove procedure a tutela del turista e un’offerta innovativa di attività, dal trekking all’esperienza nelle botteghe artigiane.

Sono temi presenti nel dibattito prima della pandemia, ma che adesso diventano centrali per il futuro. Come sono urgenti il ripensamento del rapporto tra pubblico e privato e la semplificazione delle procedure in tutti i campi. Esigenza, quest’ultima, che si impone – si è sottolineato nella videoconferenza – anche in rapporto all’attuazione delle misure del governo per fronteggiare l’emergenza.

Togliere di mezzo inefficienze e intoppi burocratici, dunque rendere dunque più facile la vita di chi lavora, ed aiutare le imprese a compiere un balzo nella digitalizzazione, fattore del resto rivelatosi determinante, durante il lockdown, per dare continuità a molte attività: sono, secondo la CNA, scelte di fondo per restituire fiducia al tessuto economico e produttivo.