“Apprezziamo l’intervento della ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, che ha confermato un principio sul quale ci siamo battuti in queste settimane, ribadito peraltro dall’Inail nella circolare pubblicata ieri. E cioè che non esiste alcuna automatica correlazione tra il riconoscimento dell’infortunio e l’accertamento di una responsabilità civile o penale dell’imprenditore. Nessuna responsabilità del datore di lavoro, dunque, sempre che abbia rispettato sia le disposizioni previste dai protocolli nazionali sottoscritti dalle parti sociali d’intesa con il governo, sia le indicazioni regionali”. Lo afferma la CNA, che da tempo ha sollevato il problema, richiedendo un intervento legislativo che escluda esplicitamente la responsabilità dell’imprenditore nel caso in cui un dipendente contragga il coronavirus.
Nella circolare, l’Inail precisa che il riconoscimento del contagio come infortunio sul lavoro non assume alcun rilievo rispetto alla responsabilità penale. “La scelta di non incidere, in caso di riconoscimento come infortunio, sull’oscillazione del tasso medio nasce dal fatto che il contagio è frutto di fattori di rischio non direttamente e pienamente controllabili dal datore di lavoro. Così come gli infortuni in itinere che il datore di lavoro non può controllare pienamente. Altro principio importante messo nero su bianco dall’Istituto è che le imprese hanno dunque la sola responsabilità del rispetto dei protocolli condivisi tra governo e parti sociali e delle indicazioni regionali”, sottolinea la CNA.
Una norma, così come annunciato dalla ministra Catalfo, rimane comunque l’unica via per risolvere in maniera chiara e definitiva questa vicenda.