commissione-europea-1024x682Con la pubblicazione delle linee guida sulle misure da adottare alle frontiere per l’emergenza coronavirus, la Commissione Europea mette definitivamente la parola fine a pratiche commerciali scorrette, segnalate più volte dalle aziende italiane, come la richiesta assurda di certificati “virus free” da apporre sui prodotti agroalimentari in arrivo dall’Italia.

Le linee guida dell’Ue sulla gestione delle frontiere vanno nella giusta direzione di proteggere la salute dei cittadini, garantendo sia la libera circolazione dei prodotti, in primo luogo quelli agroalimentari, all’interno del mercato unico, sia la sicurezza dei rifornimenti. Allo stesso tempo, tutelano l’adeguato trattamento di chi deve viaggiare, come i lavoratori stagionali e transfrontalieri.

CNA auspica che le linee guida della Commissione Ue vengano rispettate e applicate da tutti gli Stati membri, senza riserve o scetticismi. In caso contrario, si andrebbe a creare una situazione senza precedenti in Europa, con conseguenze rischiose sia per la tenuta del mercato unico, che per quella economica dei singoli Paesi.

Questi, in sintesi, gli orientamenti espressi.

Tutelare la salute delle persone

Le persone che si ritiene costituiscano un rischio di diffusione del Covid-19 dovrebbero avere accesso a un’adeguata assistenza sanitaria nel Paese di arrivo o nel Paese di partenza, in coordinamento tra i due.

È possibile sottoporre tutti coloro che entrano nel territorio nazionale a controlli sanitari senza introdurre formalmente controlli alle frontiere interne. La differenza tra i normali controlli sanitari e i controlli alle frontiere è la possibilità di negare l’ingresso a singole persone. Alle persone malate non dovrebbe essere negato l’ingresso, dovrebbe essere bensì garantito l’accesso all’assistenza sanitaria.

Gli Stati membri possono ripristinare i controlli alle frontiere interne per motivi di ordine pubblico, che, in situazioni di criticità estrema, possono includere la salute pubblica. Tali controlli devono essere organizzati in modo da evitare gli assembramenti (ad esempio, le code), che rischiano di aumentare la diffusione del virus. Gli Stati membri dovrebbero coordinarsi per eseguire lo screening sanitario soltanto da un lato della frontiera.

L’introduzione dei controlli alle frontiere dovrebbe essere proporzionata e tenere debitamente conto della salute delle persone. Gli Stati membri devono sempre ammettere i propri cittadini e residenti e devono agevolare il transito degli altri cittadini dell’UE e dei residenti che rientrano a casa. Possono tuttavia adottare misure come l’obbligo di un periodo di autoisolamento, se le impongono anche ai propri cittadini.

Gli Stati membri devono agevolare l’attraversamento dei lavoratori frontalieri, in particolare, ma non solo, di coloro che lavorano nel settore dell’assistenza sanitaria, nel settore alimentare e in altri servizi essenziali (ad es. assistenza ai bambini e agli anziani, personale critico dei servizi di pubblica utilità).

Garantire il flusso di beni e servizi essenziali.

Circolazione delle merci

La libera circolazione delle merci è fondamentale per garantirne la disponibilità. Ciò è particolarmente importante per beni essenziali quali gli alimenti, compreso il bestiame, e i dispositivi medici e di protezione vitali. Più in generale, le misure di controllo non devono causare gravi perturbazioni delle catene di approvvigionamento, dei servizi essenziali di interesse generale, delle economie nazionali e dell’economia Ue.

Gli Stati membri dovrebbero designare corsie preferenziali per il trasporto merci (ad esempio tramite le “corsie verdi”).

Nello stesso spirito, la circolazione sicura dei lavoratori del settore dei trasporti, compresi gli autotrasportatori, i macchinisti, i piloti e il personale di volo, è un fattore chiave per garantire una circolazione adeguata delle merci e del personale essenziale.

Non si devono richiedere ulteriori certificazioni sui prodotti che circolano legalmente nel mercato unico dell’Ue. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, non vi sono prove che gli alimenti siano una fonte o una fonte di trasmissione del Covid-19.