Un quarto del fatturato medio delle pmi del Lazio se ne va per far fronte ai costi della burocrazia: lo denunciano le piccole e medie imprese della regione, i cui umori sono stati raccolti nella nuova indagine congiunturale semestrale condotta, nei mesi di luglio e di agosto, dal Centro Europa Ricerche per la CNA del Lazio su un campione di 800 imprese.
“Inaugurata nel 2009 e giunta alla nona edizione, l’indagine è diventata uno strumento prezioso per analizzare in tutte le sue fasi la crisi economica”, osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
“Buocrazia, tassazione e crisi”, è il titolo del focus tematico di questa edizione. Ebbene, per il 31,5 per cento delle imprese i nemici giurati della crescita sono i contributi sul lavoro e la tariffa sui rifiuti, mentre l’Imu, a giudizio degli intervistati, ha un peso sì negativo ma meno rilevante. E, naturalmente, la burocrazia: il 17,5 per cento dice di dedicare oltre il 25 per cento del lavoro agli adempimenti con le amministrazioni e il 16,2 per cento lascia sul piatto delle pubblica amministrazione, insieme alle carte, un quarto del fatturato.
Il bilancio dei saldi della prima parte dell’anno per produzione, fatturato e utile lordo è negativo. I saldi si riferiscono alla differenza, in percentuale, tra le risposte positive e negative alla domanda: “E’ andata meglio?”. A soffrire di più è stata l’elettromeccanica ed elettronica (-100 per cento) e il tessile (-81,7per cento). Meglio è andata al commercio all’ingrosso (-7,2 per cento), ai trasporti e alla logistica (-18,9 per cento) e ai servizi (-20 per cento).
Fattori in negativo che si sono riflessi sugli investimenti. Solo il 19,6 per cento degli intervistati dice di averne realizzati nei primi sei mesi, mentre il 15,3 per cento dice di averne in programma per fine anno. Percentuali che si abbassano nella Tuscia, territorio che mostra, rispetto alle altre province del Lazio, la minore propensione ad investire: appena il 7,1 per cento dichiara di aver effettuato investimenti nella prima parte del 2013 e il 6,1 per cento prevede di farlo nella seconda.
Il credito continua a scarseggiare. Circa quindici imprese su cento che un anno e mezzo fa avevano un prestito, oggi non ce l’hanno più. E nella provincia di Viterbo, dove negli ultimi mesi del 2012 si era manifestata una tendenza dei prestiti alla crescita, la tendenza si è invertita, con un peggioramento costante.
E’ chiaro che, in questa situazione di enorme difficoltà, diventa impossibile creare lavoro. Stando alle previsioni per il secondo semestre 2013, nella Tuscia si registrerebbe per il numero di addetti un saldo negativo del 19,4 per cento, per le ore lavorate un -27,6 per cento e per il lavoro straordinario un -19,4 per cento.
La ripresa, insomma, non sembra ancora tanto a portata di mano.