Nel 2019 l’aliquota fiscale su artigiani e piccole imprese diminuisce a Civitavecchia di 1,3 punti rispetto al 2018: il peso complessivo del fisco sul reddito d’impresa (total tax rate) si attesta al 61,5 contro il 62,8 di un anno fa, a fronte di una media italiana del 59,7%. E aumenta a 19.229 euro il reddito disponibile (+ 645 euro). La tendenza, insomma, si inverte. Ma ben oltre la metà dell’anno gli imprenditori continuano a lavorare per un socio tanto inerte quanto esigente: l’amministrazione pubblica locale e centrale. Per essere precisi, si lavora 225 giorni l’anno, dal 1° gennaio al 12 agosto (tax free day, data della liberazione dalle tasse), solo per il fisco e appena 140 per soddisfare i consumi personali e familiari.
Queste previsioni sono contenute nel Rapporto 2019 “Comune che vai fisco che trovi”, presentato stamane a Roma, a cura dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle piccole e medie imprese, che prende in esame 141 comuni italiani e basa la sua analisi sull’impresa tipo, con un laboratorio o un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai dipendenti, 50mila euro di reddito.
“La pressione cala, è vero. Ma resta insostenibile. Il fisco racchiude, oggi, le criticità che penalizzano la crescita. Come il divario enorme tra la località più ‘amica’ per le imprese, Bolzano (dove la tassazione è al 53%), e quella più ‘ostile’, Reggio Calabria (69,8%). C’è ancora tanto da fare per raggiungere l’obiettivo di un fisco equo e di una semplificazione della macchina”, dice Alessio Gismondi, presidente della CNA di Civitavecchia.
Qualche passo in avanti è stato compiuto negli ultimi anni. Sono state infatti trasformate in legge importanti proposte della CNA: l’introduzione del regime forfettario di tassazione del reddito d’impresa e del regime di cassa per la determinazione del reddito delle imprese in contabilità semplificata, l’abrogazione degli studi di settore, per esempio.
Sottolinea Gismondi: “A incidere sulla riduzione del total tax rate, è soprattutto l’innalzamento al 50 per cento della deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali, vale a dire i capannoni, i laboratori, i negozi, vitali per un’impresa. La legge di bilancio 2019, che l’ha prevista grazie alla forte iniziativa della nostra Associazione, ha anche fissato al 2023 la sua totale deducibilità. Se quest’ultima fosse applicabile da quest’anno, avremmo una pressione al 59,4% e una disponibilità di reddito pari a 20.304 euro”.
Con il total tax rate al 61,5% nella graduatoria nazionale Civitavecchia slitta dal 99° al 108° posto. Nel dettaglio, l’incidenza dell’Irpef e dell’aliquota Ivs (Invalidità – vecchiaia – superstiti) è pari al 38,7%, delle imposte regionali al 7,1 e di quelle comunali al 15,7. Se tra il 2018 e il 2019 la pressione totale è diminuita dell’1,3%, tra il 2011 e il 2019 si rileva un incremento dello 0,6 per cento.
“I tributi locali restano elevati. Pesa l’importo della Tari, che per l’azienda tipo è pari a 3.653 euro. E’ un dato da capogiro. Basta raffrontarlo, per esempio, con quello di Viterbo, dove si pagano 1.231 euro. Una situazione inaccettabile, tanto più che viene erogato un servizio del tutto inefficiente”, commenta Gismondi.
Come ha detto il segretario generale della CNA, Sergio Silvestrini, introducendo la presentazione del Rapporto, “il prelievo fiscale si mantiene così elevato che diventa un forte disincentivo allo stesso desiderio di intrapresa. Ma la macchina del fisco è anche iniqua e instabile nel tempo, un fattore di incertezza”. Per questo la Confederazione ha proposto uno scenario alternativo.