Pane conservato, scongelato e spacciato per fresco? No, grazie. Anche perché, per poter dichiarare che il pane venduto è fresco, servono dei requisiti precisi, per legge. E per non far cadere in trappola i consumatori, l’Associazione Provinciale Panificatori e Pasticceri di Viterbo di CNA ha preparato delle vetrofanie da mettere a disposizione dei panifici.
In base al decreto del Ministero dello Sviluppo Economico entrato in vigore lo scorso 19 dicembre, che disciplina anche la denominazione di “panificio”, si può definire “pane fresco” solo quello preparato seguendo un processo di produzione continuo, ovvero privo di interruzioni finalizzate al congelamento o alla surgelazione (ad eccezione del rallentamento della lievitazione), di additivi conservanti e di altri trattamenti con effetto conservante. Per “processo continuo”, si intende che dall’inizio della lavorazione alla messa in vendita non devono trascorrere più di 72 ore.
“Le vetrofanie da esporre nei panifici – dice Luca Fanelli, responsabile dell’Associazione Panificatori e di CNA Agroalimentare – riportano la dicitura ‘In questo panificio trovi pane fresco. Non congelato, non surgelato, senza additivi e conservanti’, oltre agli estremi del decreto di riferimento. Un faro per essere sicuri che ciò che si sta acquistando sia effettivamente ciò che è stato chiesto”.
“Per aggirare la norma – spiega infatti Claudio Cavalloro, panificatore, presidente di CNA Agroalimentare – c’è chi escogita diciture che possono trarre in inganno, come ‘pane caldo’ o ‘pane appena sfornato’. Quella dell’Associazione Panificatori è dunque un’operazione con un duplice obiettivo: da una parte la massima trasparenza, grazie al riferimento della normativa e alla sua piena osservanza, dall’altra un’occasione di valorizzazione del prodotto artigianale, anche per consentire a tutti di distinguere tra un panificio realmente artigianale e i rivenditori della grande distribuzione”.