“I principi generali individuati ventisette anni fa dagli estensori del Codice della strada sono ancora validi e condivisibili. Purtroppo, alcune norme molto importanti per la categoria dell’autotrasporto sono rimaste disattese in tutto questo tempo. E, prima di pensare a modifiche e a integrazioni dell’attuale testo, bisognerebbe attuarle”. Lo ha osservato il presidente di CNA Fita e portavoce di Unatras (la sigla che riunisce le più rappresentative associazioni di imprese del trasporto su gomma), Patrizio Ricci, a margine dell’audizione tenuta oggi di fronte alla nona Commissione della Camera su “modifiche e integrazioni al Codice della strada”.
Questa posizione è condivisa da CNA Fita di Viterbo e Civitavecchia. Un esempio? Si dovrebbe procedere, secondo l’Associazione, all’istituzione dell’Archivio nazionale delle strade, affinché, tra l’altro, scatti l’obbligo, a carico dei gestori delle autostrade e degli enti proprietari delle singole vie, di indicarne e garantirne le condizioni di fruibilità anche in occasione di eventi straordinari. Le imprese, invece, spesso non conoscono eventuali alternative in caso di chiusura di strade e, nel caso dei trasporti eccezionali, diventa molto complesso viaggiare persino in situazioni apparentemente normali.
“E’ necessario – sostiene CNA Fita – mettere le macchine agricole nelle condizioni di poter adempiere agli obblighi di revisione, assicurando la sicurezza sulle strade. Sono anni, inoltre, che denunciamo il mancato rispetto dei tempi di revisione degli automezzi, soprattutto per la mancanza di personale negli Uffici provinciali della Motorizzazione di tutta Italia. E anche l’ampliamento alle officine private della possibilità di effettuare revisioni, previsto dalla legge di bilancio 2019, necessita dei decreti attuativi”.
Quanto alle novità che si vorrebbe introdurre nel Codice della strada, CNA Fita ritiene che sia estremamente pericoloso concedere alle biciclette la possibilità di procedere in senso opposto a quello di marcia, soprattutto per la conformazione dei centri urbani italiani: la modifica esporrebbe gli autisti professionali a nuovi e gravi rischi.