“Esprimiamo forte disappunto e grande preoccupazione rispetto alla proposta di estendere l’accesso al Fondo di garanzia per le Pmi anche a operazioni di grande importo e alto rischio, innalzando la soglia massima garantita per singola impresa da 2,5 a 3,5 milioni di euro. Tale iniziativa andrebbe a snaturare la funzione del Fondo pubblico di garanzia, che nasce con la finalità di sostenere le micro, piccole e medie imprese con difficoltà di accesso al credito”. Lo si legge in una nota di Rete Imprese Italia, realtà unitaria costituita dalle organizzazioni più rappresentative del commercio e dell’artigianato, attualmente presieduta da Daniele Vaccarino (presidente della CNA).
“Tutto ciò, in una fase in cui la dinamica tendenziale dei prestiti alle imprese continua a essere caratterizzata da una significativa discriminazione dimensionale. La stessa Banca d’Italia, nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, precisa che i dati relativi a un ampio campione di società di capitale indicano che per le aziende di media e grande dimensione i prestiti hanno ripreso a crescere in quasi tutti i settori di attività, mentre le imprese di minore dimensione incontrano crescenti difficoltà nell’accesso al credito, che continua a ridursi anche per quelle con bilanci equilibrati – prosegue la nota -. Questo, nonostante in Italia le imprese con meno di 20 addetti rappresentino il 98,2% del tessuto produttivo, occupando nove milioni circa di addetti, pari al 57,2% del totale. Nessun altro Paese dell’Eurozona può contare su una platea di micro e piccole imprese così determinante per l’occupazione”.
“La modifica che si vuole introdurre – conclude Rete Imprese Italia – risulta non coerente rispetto a un utilizzo efficace ed efficiente delle risorse pubbliche e avrebbe l’effetto di concentrarne l’utilizzo, e il rischio finanziario collegato, su operazioni di grande importo per imprese di dimensioni tali, peraltro, da avere accesso diretto al mercato del credito”.