Un voto medio ampiamente inferiore al tre. E’ la valutazione – da bocciatura senz’appello – assegnata al Sistri dalle circa 1.700 imprese italiane associate alla CNA che hanno partecipato all’indagine condotta dal Centro studi della Confederazione. Di queste imprese, oltre la metà (50,9 per cento) è assoggettata al tracciamento digitale dei rifiuti speciali. Dall’aprile 2014, infatti, il Sistema di tracciamento informatico dei rifiuti speciali pericolosi è obbligatorio esclusivamente per i produttori con oltre dieci dipendenti e per le imprese coinvolte nel trasporto, recupero e smaltimento.
Respinto senz’appello
Il voto assegnato al Sistri dalle imprese si ferma, in media, a 2,7 in una scala da uno a dieci. Nella disaggregazione per imprese, grazie alle cosiddette “altre categorie” (operatori della logistica, intermediari, consorzi, raccomandatari marittimi) arriva al massimo a 3,7. Inoltre, il gradimento del Sistema tra le imprese fino a dieci dipendenti (2,6) è più basso di quello riscontrato tra le imprese con oltre dieci (2,8).
Funzionalità tecnologica
Il voto medio sulla funzionalità tecnologica del Sistri si ferma a 2,9. Alla sufficienza arriva per un risicato 15,7% delle imprese. Ma il ben più sostanzioso 48% l’ha valutato al minimo del rank: uno.
Gestione delle procedure
Ancora più ridotto è il 2,8 assegnato dagli imprenditori alla gestione delle procedure Sistri. Solo per il 13 per cento di loro supera la sufficienza. Mentre per il 46,7 per cento merita il voto minimo.
Obblighi normativi
Assegnando 2,5 al Sistri sotto il profilo di chiarezza e applicabilità degli obblighi normativi, gli imprenditori denunciano opacità e inapplicabilità della procedura. Solo per l’8,9 per cento di loro è sufficientemente chiara (e l’hanno premiata con un voto superiore al sei) mentre più della metà degli interpellati (51,6 per cento) le ha assegnato il tombale uno.
Aiuti alle imprese
La Pubblica amministrazione ha cercato di venire incontro alle imprese mettendo a disposizione una serie di strumenti informativi: contact center, email e così via. Ma con scarso successo. Appena l’11,1 per cento delle imprese che hanno partecipato all’indagine e utilizzano (o hanno utilizzato) il Sistri è soddisfatto di queste soluzioni. In aggiunta, il 27,4 per cento si ritiene parzialmente soddisfatto. Tra i produttori/detentori di rifiuti speciali, la soddisfazione tocca l’11,2 via via salendo al 12,2 (trasportatore/detentore di rifiuti speciali), al 14,6 (trasportatore di rifiuti in conto terzi), al 18,4 (destinatari di rifiuti speciali) e al 20,4 assegnato dalle “altre categorie”.
Ritorno al cartaceo
I due terzi di quanti possono permetterselo (cioè i produttori di rifiuti speciali pericolosi fino a dieci dipendenti) hanno abbandonato il Sistri tornando al precedente sistema cartaceo. Ormai solo il 38,5 per cento di loro continua ad adoperare il sistema digitale.
Pagano anche i “terzi”
L’utilizzo del Sistri può risultare fonte di aggravi ed extra-costi anche per imprese che non lo usano ma hanno rapporti con quanti, invece, lo utilizzano. Al 33,7 per cento delle prime ha determinato un aumento dei costi applicati nel processo di smaltimento, al 38,5 ha creato difficoltà procedurali.
Un sistema oneroso…
Il Sistri è anche costoso. Tutte le imprese coinvolte nell’indagine hanno registrato costi aggiuntivi dovuti al Sistri. Nei primi nove anni di vita del Sistema, un’impresa su quattro tra trasportatori, destinatari e altre categorie ha versato per il contributo annuo oltre 10mila euro, con punte superiori ai 50mila euro per i trasportatori in conto terzi.
…e che complica la vita
Il 78,5 per cento delle imprese assicura che il Sistri ha prodotto su di loro effetti negativi di vario tipo: tra i principali, rallenta l’attività ordinaria (55,2), fa aumentare i prezzi (19,9), obbliga le imprese a rivolgersi a trasportatori/gestori diversi (19), rende necessario personale aggiuntivo (17,2), non permette di completare alcune operazioni (11,2).
Una iniezione di lentezza…
Per avere una misura dell’inconveniente ritenuto il maggior danno collaterale del Sistri (il rallentamento dell’attività aziendale), è stato chiesto alle imprese che hanno partecipato all’indagine quante sono in grado di adempiere alle operazioni relative in meno di dieci minuti. Per quanto riguarda il registro cronologico, il termine è rispettato dal 50,8 per cento delle imprese che adottano il Sistri e dal 68,3 delle imprese che impiegano il cartaceo. Per quanto riguarda la movimentazione/identificazione dei rifiuti, le percentuali sono, rispettivamente, del 55,3 e del 75,6 per cento.
…che non aiuta la legalità
Ma queste difficoltà che accompagnano il Sistri sono bilanciate da una gestione dei rifiuti più attenta alla tutela ambientale e agli obiettivi di legalità ai quali doveva puntare il Sistema? Alle imprese non sembra. Il voto assegnato al Sistri su questo fronte è 3,9 su dieci. Con una valutazione che in sostanza non differisce tra una categoria e l’altra di imprese: va dal 3,4 attribuito dai trasportatori in conto terzi al 4,4 delle “altre categorie”, passa dal 3,7 delle imprese fino a dieci dipendenti al 4,1 di quelle più grandi.
Tracciabilità necessaria
Fallimento del Sistri a parte, le imprese non chiedono di buttare, come si dice, il bambino con l’acqua sporca. L’83,5 per cento delle imprese che hanno partecipato alla indagine è convinta, infatti, che l’Italia necessiti di un sistema di tracciabilità. Una richiesta che, nella disaggregazione del dato tra categorie, presenta un picco dell’84,2 tra i produttori/detentori di rifiuti speciali. Al versante opposto è meno sentita dalle “altre categorie”, dove si ferma al 70,8.