Confusione sulle buste a pagamento? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Il 13 agosto 2017 è entrata in vigore una legge che contiene la nuova normativa sulle buste di plastica, dal primo gennaio 2018 estesa anche quelle per alimenti sfusi. È stata adottata per chiudere una procedura di infrazione comunitaria per il mancato recepimento di una direttiva europea.
Cosa succede ora? Vediamo caso per caso. Le buste per alimenti sfusi devono avere uno spessore inferiore a 15 micron, essere certificate biodegradabili e compostabili, con un contenuto minimo di materia prima rinnovabile di almeno il 40% (dovrà diventare il 50% dal 1 gennaio 2020 e il 60% dal 1 gennaio 2021), è vietato cederle gratuitamente: il prezzo deve essere visibile nello scontrino.
Buste per il trasporto: qui non ci sono limiti di spessore, ma anche queste devono essere certificate biodegradabili, con il costo per unità specificato nello scontrino.
Il ministero chiarisce però che è possibile utilizzare borse portate dall’esterno per l’asporto di prodotti sfusi, in sostituzione delle borse ultraleggere per risparmiare la spesa dell’acquisto. Il ministero della Salute è orientato a consentire l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso, già in possesso del cliente, basta che risponda alle norme sui materiali a contatto con gli alimenti, a condizione che non siano già stati utilizzati in precedenza per evitare il rischio di contaminazioni batteriche. Il titolare dell’esercizio commerciale avrebbe la facoltà di verificare l’idoneità dei sacchetti monouso introdotti.
Borse riutilizzabili. La maniglia esterna deve avere uno spessore superiore a 200 micron, con il 30% di plastica riciclata, se utilizzata in esercizi che vendono anche generi alimentari; spessore superiore a 100 micron, con il 10% di plastica riciclata, se utilizzata dove si vendono solo prodotti diversi dai generi alimentari (10% plastica riciclata). La maniglia interna invece deve essere spessa più di 100 micron se utilizzata in esercizi che vendono anche generi alimentari (30% plastica riciclata); più di 60 micron se utilizzata in esercizi che vendono solo prodotti diversi dai generi alimentari (10% plastica riciclata). Anche non sono gratis e devono risultare nello scontrino.
Attenzione perché le sanzioni sono molto pesanti: da 2.500 a 25.000 euro, che possono arrivare anche a 100.000, se la violazione riguarda grandi quantitativi di buste o se il valore di queste ultime è superiore al 10% del fatturato del trasgressore.