“Viviamo in un mondo interconnesso, la parola d’ordine che fino a poco tempo fa era velocità, ora è cambiata: adesso è immediatezza”. E’ il concetto chiave che il presidente della CNA di Civitavecchia, Alessio Gismondi, ha espresso ieri intervenendo all’incontro su “La Civitavecchia-Orte e le infrastrutture per lo sviluppo del territorio”. Un concetto condiviso dal resto della platea, composta dal sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, la deputata Marietta Tidei, l’assessore alle Infrastrutture della Regione Lazio Fabio Refrigeri, il presidente dell’Autorità portuale Francesco Maria Di Majo e il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola.
La trasversale va conclusa presto. Perché “le tecnologie ormai sono alla portata delle piccole aziende – ha detto Gismondi – e permettono la realizzazione di prodotti di altissima qualità. Tramite il web poi c’è la possibilità di essere visibili in tutto il mondo. Ma il prodotto, una volta proposto, realizzato e venduto, ha bisogno di essere consegnato”. Quindi la strada “deve essere terminata, e nel più breve tempo possibile”.
La storia della Orte-Civitavecchia parte da lontano. “Inizia nel 1975, per un totale di 75 chilometri. Lo chiediamo noi della CNA a nome delle imprese, che ne aspettano il completamento da ormai 42 anni. Ad oggi mancano all’appello 24,4 chilometri. Al momento si sta procedendo per la realizzazione del lotto tra Cinelli e Monte Romano, un tratto di 6,4, ma dopo? I rimanenti 18 conclusivi da Monte Romano a Tarquinia?”.
E qui è arrivata la risposta positiva da parte del sottosegretario: ha confermato che la trasversale è interamente finanziata. “Abbiamo bisogno di questo collegamento diretto con l’Europa: oggi – ha concluso Gismondi – il porto di Civitavecchia è uno dei principali hub commerciali del Mediterraneo e il più importante scalo crocieristico del Paese, ma i mezzi che dal porto devono raggiungere l’A1 ad Orte sono costretti a compiere una gimkana tra stradine con scarsa segnalazione, attraversamento di paesi con limiti a 30 chilometri orari e strettoie a senso unico. Un collegamento facile e diretto permetterebbe di valorizzare un’area che possiede tutte le qualità per diventare un punto di interesse turistico. I prodotti alimentari della Tuscia sarebbero un volano unico, insieme ai siti storici e artistici, per intercettare quei turisti che cercano un’alternativa a Roma. E questo permetterebbe di avere una prospettiva ottimista anche per quelle imprese di settore ancora in grande difficoltà a causa della perdurante crisi”.