La CNA esprime “forte contrarietà” ai contenuti della cosiddetta manovrina del governo. Il giudizio è pesante. “Buona parte del gettito di 3,4 miliardi è assicurato dalle micro e piccole imprese, trasformate in altrettanti bancomat di liquidità per la Pubblica Amministrazione. La proroga e l’estensione dello split payment, la stretta delle compensazioni Iva con le imposte sui redditi sono strumenti che drenano risorse alle attività produttive senza facilitare il contrasto all’evasione dell’Iva: la fattura elettronica e la comunicazione dei dati già permettono l’assoluta tracciabilità di tutte le operazioni soggette all’Iva”, sostiene la Confederazione.
“Secondo le nostre previsioni – prosegue la CNA – nel 2018 l’erario incasserà 15,8 miliardi di euro sulle fatture emesse in regime di split payment, mentre i fornitori potranno recuperare gli 11,2 miliardi di Iva sui relativi acquisti in fasi differite. Per evitare di dover attendere più di dodici mesi, le imprese dovranno sopportare ulteriori oneri amministrativi, che, comunque, non consentiranno il recupero prima di sei mesi. Sempre che la Pubblica Amministrazione rispetti il termine di tre mesi per il rimborso”.
“Sulle piccole imprese – aggiunge l’Associazione di rappresentanza – grava l’ennesima penalizzazione. Viene ridotto da 15mila a 5mila euro il limite entro cui è possibile compensare i crediti Iva e quelli delle imposte sul reddito senza ricorrere a un intermediario per il visto di conformità, operazione il cui costo può arrivare a oltre un quinto del credito totale”.
“La trasformazione delle imprese in bancomat della Pubblica Amministrazione è dimostrata anche dal diverso tasso d’interesse applicato dall’erario. Sui crediti fiscali chiesti a rimborso matura solo dopo sei mesi ed è fissato al 2 per cento. Viceversa – conclude la CNA – sui debiti iscritti a ruolo matura immediatamente e con un tasso del 3,5 per cento”.