Il 2016 è da archiviare come uno degli anni più difficili per il tessuto imprenditoriale della Tuscia. L’artigianato evidenzia, ancora una volta, il segno meno. Hanno aperto 445 attività, ma ben 619 hanno chiuso i battenti, cosicché il saldo è addirittura peggiore a quello degli anni precedenti: – 174 imprese. “Continua l’erosione del patrimonio imprenditoriale del territorio. Le imprese artigiane attive erano 8.391 nel 2007, oggi ne contiamo 7.482. Sono numeri che fotografano una realtà che ben conosciamo e che preoccupano enormemente ”, afferma Luigia Melaragni, segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia.
“E ad evidenziare come nella Tuscia non si possa ancora parlare di uscita dal tunnel, c’è un altro dato: sempre nel 2016, il complesso delle imprese ha registrato un tasso di crescita negativo. Il rapporto di Unioncamere e Infocamere diffuso oggi ci dice che Viterbo è nella parte bassa della graduatoria delle province, con un – 0,36 per cento (+ 0,68 è la media nazionale). Sono nate, infatti, 2.314 imprese, ma le cessazioni sono state 2.450. Insomma, – 136 attività. Mentre il Lazio migliora la performance del 2015 con un tasso attivo dell’1,77 per cento (Roma + 2,08, Latina + 1,32, Frosinone + 1,28, Rieti + 0,77)”.
Nell’artigianato soffrono soprattutto l’edilizia e il manifatturiero. Gli unici settori che registrano un incremento sono quelli dei servizi alla persona. “Bisogna bloccare questo impoverimento, investendo su un progetto di ampio respiro – conclude Melaragni – per ridare ossigeno al sistema economico e speranze ai nostri giovani”.