Il settore dell’estetica, come emerge dalle indagini condotte annualmente dalla CNA, può essere descritto in termini positivi, come un settore nel complesso in buona salute, con una domanda che rimane al momento solida pur nel quadro di generale incertezza che caratterizza la fase storica attuale.

In Italia le imprese di estetica sono oltre 44.504 (ultimi dati Infocamere disponibili 2023) che occupano circa 46.863 addetti e che nell’ultimo decennio, al netto della contrazione corrispondente al periodo della pandemia, hanno conosciuto uno sviluppo superiore rispetto a quello dell’intero sistema produttivo nazionale confermato dalla costante crescita del numero di imprese, che nel 2015 superava di poco le 36 mila unità.

L’estetica, come tutte le attività appartenenti alla “filiera” del benessere, sta vivendo dei progressi molto importanti, rispetto ai quali gli operatori del settore sentono la necessità di adeguarsi. Oggi, infatti, è diffusa la consapevolezza che la sfida maggiore sia quella di riuscire a tenere il passo con i cambiamenti di un mercato esigente e diversificato, che richiede competenze specifiche e sempre più verticali, flessibilità organizzativa, esecuzione di trattamenti avanzati e utilizzo delle nuove tecnologie.

Da alcune recenti analisi condotte dalla CNA sui programmi di investimento delle imprese del settore è emersa chiaramente l’importanza centrale che gli imprenditori assegnano alle attività di formazione non solo per sé stessi ma anche per i loro dipendenti.

Ma, purtroppo, è proprio sul versante dell’istruzione e della formazione professionale che il settore sconta enormi criticità dovute alla pressoché totale assenza di interventi di riforma della legge di settore (legge n. 1 del 1990) e alle evidenti contraddizioni che negli ultimi anni si sono create tra la normativa statale e quella regionale e tra le differenti normative regionali.

In Italia le strutture formative che possono realizzare percorsi di istruzione e formazione professionale sono quelle accreditate dalle Regioni, in base a criteri generali che ne definiscono standard minimi di qualità ma, ad oggi, il sistema di istruzione e formazione professionale non è ancora assicurato da tutte le Regioni e, in generale, il sistema di Istruzione e Formazione Professionale si presenta ancora disorganico e parcellizzato (per approfondimenti si veda Osservatorio Burocrazia CNA 2024).

Le principali criticità sono tre. La prima è la forte disomogeneità tra i percorsi di formazione regionale con inevitabili riverberi sulla qualità della formazione: alta in alcuni casi, bassa in altri. Ritardi nella formazione si riscontrano ancora nelle Regioni del sud Italia, che registrano poche strutture ad hoc per l’istruzione e la formazione professionale.

La seconda riguarda la dimensione temporale, a causa del mancato contemporaneo avvio dei percorsi formativi diversamente da quelli scolastici: dopo la terza media, hanno pronto avvio solo i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale in Lombardia e in Toscana.

La terza riguarda la difficoltà di reperimento delle risorse necessarie per attivare percorsi di IeFP, elemento quest’ultimo che non aiuta ad avere una visione unitaria e la conseguente definizioni di costi standard.

Negli ultimi anni in Italia si stanno inoltre espandendo servizi estetici su specifiche attività come ad esempio ricostruzione e decorazione unghie, make up artist, laminazione e extension ciglia e sopracciglia. Questi percorsi professionali hanno ricevuto un primo importante riconoscimento all’interno dell’Accordo di Rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale (20 maggio 2024), ma non hanno ancora ricevuto un inquadramento giuridico rispetto all’attività di estetica né per quanto concerne l’individuazione del profilo professionale, né relativamente alla previsione di specifici percorsi di formazione. Ad oggi, pertanto, chi vuole dedicarsi esclusivamente ad attività di questo tipo deve svolgere il percorso di formazione professionale in estetica e abilitarsi come estetista. In alcuni casi isolati, invece, sono previsti percorsi regionali ad hoc che consentono di svolgere queste attività senza passare attraverso il percorso professionale in estetica così come disciplinato dalla legge n.1 del 1990, la qual cosa rischia di non garantire, però, una formazione adeguata.

Perlita Vallasciani, Presidente Nazionale CNA Estetiste, sottolinea che le criticità appena evidenziate hanno un forte impatto sulle prospettive di sviluppo del settore e sulla carenza di lavoratori qualificati poiché incidono negativamente sulla qualità della formazione erogata e di conseguenza sull’attrattività del settore verso i giovani, i quali preferiscono sempre più orientarsi su percorsi di formazione professionale alternativi.

Non si può non considerare, pertanto, l’urgenza di intervenire sulla riforma della legge di settore 1 del 1990 ormai obsoleta e inadeguata a sostenere le istanze di questo mondo. Una attività di aggiornamento di questa legge sarebbe una preziosa occasione per definire percorsi formativi maggiormente qualificanti, introdurre nuove competenze e figure professionali sinora prive di norme di riferimento, realizzare un migliore coordinamento tra livello statale e attività normativa regionale, aggiornare le norme sull’utilizzo dei macchinari estetici.

“Il rischio ormai molto vicino”, prosegue Perlita Vallasciani, “è che la corsa degli operatori estetici verso modelli organizzativi e di business più in linea con le esigenze del mercato si svolga al di fuori del quadro legislativo e delle attività consentite per legge. Ormai è difficile anche per gli operatori più esperti orientarsi in una selva di corsi di formazione, proposte commerciali, macchinari innovativi che difficilmente possono essere ricondotti all’interno del perimetro legislativo individuato dalla legge 1 del 1990, ma che sono espressione del fatto che il mercato progredisce e che le leggi di settore vanno costantemente adeguate ed aggiornate per essere al passo con i tempi, con le esigenze delle imprese e con il diritto dei clienti/cittadini a ricevere servizi sicuri e di qualità”.